[Per un mondo migliore - Uno spreco di speranza]

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I METODI

 

SUI METODI

 

Chiamiamo chiunque si riconosca nei valori del Movimento per la Pace e per la Giustizia Globale a:

 

-         FARSI CARICO DEI PROPRI TALENTI, NON IMPORTA SE MOLTI O POCHI, CON PARI DIGNITA' RISPETTO A CHIUNQUE ALTRO

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-         FARSI CARICO DELLE PROPRIE RESPONSABILITA', SENZA SCARICARE LE COLPE SOLO SUI POTENTI

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-         ACCETTARE DI PAGARE OGNI PREZZO LUNGO LA STRADA PER UN MONDO MIGLIORE

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-         CREARE CONSENSO FRA LA GENTE SUI VALORI COMUNI E SU QUEI PREZZI DA PAGARE.

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Gli indirizzi generali dei Metodi, alcune proposte:

 

1)      Sancire che per ottenere un Mondo Migliore la prima cosa da fare è di far sì che le persone recuperino il libero pensare, e che non adottino un pensiero preconfezionato da altri. Un popolo di pensatori fotocopia non porterà mai a un mondo morale. Per ottenere ciò dai nostri simpatizzanti va innanzi tutto contrastato lo Star System dei Guru del Movimento, che è replica identica di quello dei VIP mass mediatici. Infatti, come questi ultimi, anche noi abbiamo creato schiere di seguaci acritici e adoranti, gente che si pone nei nostri confronti sminuendo sé stessi nel senso che si sentono ‘meno importanti, meno esperti, meno forti’. Da questa sudditanza traggono il vantaggio di delegare ai Leader sia il pensare che l’analisi delle realtà, che noi forniamo già confezionati, ma divengono inaffidabili, volubili e inerti, e questo è il motivo per cui nel complesso il Movimento ha prodotto poco e male, pur essendo composto da milioni di persone. E’ essenziale smontare il principio secondo cui chi più sa più conta, e sancire che il pensiero di ogni persona, anche se semplice, è potenzialmente centrale alla pari con chiunque altro. Vogliamo persone che abbiano fiducia nel loro potenziale intellettivo, a qualunque livello, e che da ciò traggano l’autostima per agire.

 

2)      Stabilire il principio guida dei metodi, che è: creare consenso come unica via, e modellare i metodi su questo fine. Non sono a conoscenza di una via alternativa nello sviluppo della civiltà umana se non quella dell’ottenimento del libero consenso. Dunque i vecchi metodi che si sono dimostrati meno efficaci a tale fine devono divenire secondari.

 

3)      Digerire fin dall’inizio che il cammino è lungo, si parla di un impegno di un ventennio e oltre, prima di vedere un concreto risultato. Non ci è utile chi è motivato da emozioni e da gratificazioni a breve.

 

4)      Sancire che la forza dei metodi sta in due cose: disciplina e creatività. Disciplina: nulla ottiene alcunché senza costanza nel tempo e senza una coesione dove non ci sia spazio per le ‘prime donne’ che ci ingaggiano in eterni dibattiti dove nessuno vuole rinunciare al primato delle sue idee. Creatività: per scardinare un set mentale acquisito e consolidato (quello della maggioranza commercialmediatica) occorre trovare la porta d’accesso che fa saltare il meccanismo, come il punto di frattura del cristallo. Questa porta la si trova solo con inventiva e intelligenza. I metodi vanno pensati a 360 gradi.

 

5)      Iniziare dalla comprensione di come hanno avuto successo i nostri avversari: la conoscenza dei ‘Chi’, ‘Come’, ‘Cosa’ degli Altri, e cioè chi erano, come hanno fatto e cosa sono diventati coloro che in pochi anni hanno fatto a pezzi il mondo progressista, figlio di 100 anni di lotte dal basso. Vi sono, qui, lezioni essenzial per evitare di perderci in vagheggiamenti buonisti ma ‘chimerici.’ E contemporaneamente approfondire la conoscenza dei milioni di elettori-consumatori che danno vari gradi di consenso agli Altri, capire cosa li muove, e soprattutto cosa gli impedisce di attivarsi per tutelare sé stessi nonostante il disagio crescente.

 

6)      Creare un network di attivisti motivati, formati alla comunicazione, disciplinati, finanziati, che penetrino ovunque, che si propongano ovunque, che siano visibili sul trerritorio nazionale. Visibili qui è parola chiave: dobbiamo preoccupare l’avversario, facendogli vedere che i creatori di un consenso contrario al loro sono oggi fra la gente a macinare pensiero alternativo al loro, sempre, ovunque. Finché ci percepiranno come scoordinate chiassose e colorite fioriture delle piazze italiane non ci temeranno mai; ciò che li terrorizza è di saperci ovunque, come un’ombra onnipresente, che li incalza dappertutto, e costanti, come gocce che scavano la roccia, moderati ma implacabili, e coesi nel limare le fondamenta del loro palazzo di cartapesta,  perché sanno che così gli crollerà addosso. Questo temono.

 

7)      Lavorare dal basso verso il basso e dal basso verso l’alto.  Significa lavorare con la gente, ma anche con i politici (a debita distanza da loro), e rivolgersi alle classi dirigenti, chiedendo incontri dove trovare quel punto che ci unisce, perché noi sappiamo (e loro stanno intuendo) che un mondo così sbilanciato non gli conviene, e le prove di ciò stanno affiorando sempre più. Infine, trovare  finanziatori/benefattori.

 

8)      Ottenere finanziamenti da cercare fra entità facoltose (famiglie private ricche ma ‘vicine’, gruppi d’affari e/o filantropi progressisti..) sempre spingendo sul tasto del vantaggio a lungo termine delle nostre idee, un vero e proprio investimento per il futuro, e anche qui abbiamo già una mole di argomentazioni notevole. I finanziamenti sono basilari, perché un network di creatori di consenso non può esistere su basi puramente volontaristiche, e perché alcuni metodi costano denaro e sono imprescindibili.

 

9)      Avere il coraggio di pensare a metodi non tradizionali per noi, che non appartengono alla nostra consuetudine. Come si diceva, molti dei metodi tipici del Movimento devono rimanere come scelte secondarie anche se talvolta ancora importanti. Il pragmatismo deve trovare spazio fra i metodi, a pari dignità con l’idealismo e la moralità.

 

10)  Mai prediligere azioni emozionanti e di rottura, o violente. No agli scudi di gommapiuma, ai caschi e ai passamontagna, e no alle occasioni create ad arte per indossarli. No alle disubbidienze blitz, come sfasciare un CPT o imbullonare le serrande della Adecco. Dobbiamo vedere l’avversario come oggetto da studiare e da rispettare, e da battere solo sul terreno del consenso. Va fatta, prima di qualsiasi azione, una valutazione scrupolosa dell’impatto sul pubblico in termini di creazione di consenso.


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