[Paolo Barnard]

IL TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI: BARNARD e OSTELLINO

* NOTA DEL 22/01, ORE 00.42: Ho scaricato le mail ora, e vi trovo Piero Ostellino che mi ingiunge di cancellare la sua corrispondenza con me in calce a questo articolo, poiché "è privata". Egli argomenta che si trattava di uno scambio a due, quindi riservato. Gli ho risposto che trovo la cosa assurda, visto che siamo due giornalisti che commentavano fatti di cronaca e dati storici, e null'altro di privato, e soprattutto visto che Ostellino, da opinionista, non dovrebbe aver problemi a vedere le sue opinioni su Israele ulteriormente divulgate da siti come questo. Forse, da un punto di vista strettamente  legale, egli ha ragione. Ma nella sfera etica, in quella del coraggio e della trasparenza delle proprie opinioni politiche, questo frequente e sospetto ricorso alle 'sacre leggi della privacy' anche quando pubblici personaggi discutono di fatti di pubblico interesse non si accorda con i miei principi.

Anzi, mi rincresce dire che è censura, cioè mettere a tacere, che vi priva di elementi per potervi ulteriormente formare un'opinione su coloro che dai media italiani vi si pongono come 'opinion leader'. Ostellino e Travaglio si compiacciono della fama e degli onori della loro posizione, ne godono i grandi privilegi. Ma poi fanno ricorso alla 'Censura Legale' per privarvi di spaccati essenziali alla vostra comprensione di chi essi sono e di cosa pensano veramente in riferimento a fatti di enorme interesse pubblico. Si sta parlando di Gaza, dei crimini di Israele, e del sangue di arabi e israeliani che da anni viene versato proprio perché questi 'intellettuali traditori' tengono le opinioni pubbliche intontite da narrative false sul conflitto in quelle terre. Ripeto con tutta l'anima che le parole uccidono più delle bombe, e la lotta contro questi 'intellettuali complici' è più che un fatto morale, è proprio salvare vite umane. Lottare contro di loro significa innanzi tutto far conoscere al pubblico il loro pensiero messo a confronto con fatti, dati, testimonianze storiche autorevoli, per smentirlo. Esattamente ciò che io ho fatto qui.

Finirò in tribunale? Non sono ricco, non posso permettermi ancora altri avvocati, ma non posso neppure paragonare quel rischio legale alla sofferenza di chi in decenni non ha mai vissuto "neppure un quarto d'ora della mia pasciuta vita". Quattrocento bambini palestinesi hanno tremato di paura prima di morire in pezzi a Gaza. Non posso tremare io per così poco. Sarebbe l'ennesimo tradimento di un intellettuale.

Chiami i suoi avvocati, Ostellino.

Paolo Barnard


Ci siamo scritti, io e Ostellino, su Israele e Palestina. Piero Ostellino è una delle firme di prestigio della prima pagina del Corriere della Sera. Il 16 gennaio scorso ne lessi un editoriale intitolato “Il Cortocircuito”, che partendo dalla guerra a Gaza commentava alcuni episodi di contestazione anti israeliana avvenuti in quei giorni in Europa, con un accenno all’Italia. Non una parola nel suo articolo, non una, sulle carneficine di Israele contro i civili arabi, che egli non nomina neppure, in linea con la narrativa corrente che vede le viscere all’aria e i frammenti di cranio di almeno 400 bambini e donne ‘untermenschen’ palestinesi come dettaglio minore di fronte 'alla ben più ignobile' “tragica e devastante deriva illiberale” dei movimenti di protesta europei, cui infatti il Corriere dedica quel suo pezzo in prima pagina (sic). Ostellino scrive anche della “viltà degli uomini”, riferendosi alla recente decisione del governo catalano di annullare le commemorazioni dell’Olocausto in segno di protesta per il bombardamento di Gaza. Certamente una decisione infelice quella di Barcellona, infatti sarebbe stato assai più morale commemorare i 6 milioni di martiri ebrei del nazismo ricordando come la loro memoria sia infangata da 60 anni di condotte neonaziste di Israele in Palestina. Ma ciò che mi colpisce è come Ostellino, fra tutte le viltà che il conflitto in corso ci ha gettato in faccia, selezioni quella spagnola, e non quella del secondo più potente esercito del mondo che con caccia F16, drones, carri armati, armi al fosforo, guide satellitari, bombe al laser devasta una prigione a cielo aperto con rinchiuse un milione e mezzo di persone disarmate, fra cui un nugolo di armati di semplici mitra e razzi fatti in casa; o la viltà di chi vendica 13 suoi morti (di cui 3 civili) con 1300 morti dall’altra parte; o ancora la viltà di chi dopo aver torturato per 60 anni un popolo impotente, lo denuncia come terrorista se esso osa reagire all’agonia; o magari la viltà degli ‘intellettuali’ che disprezzano la barbarie di Hamas “mentre finiscono il carpaccetto all’aceto balsamico a Milano”, senza pensare che quei 'barbari' sono i padri e i fratelli di quei bimbi le cui budella e frammenti di cranio hanno raccolto a mani nude… per 60 anni, fin dalle stragi di Deir Yassin o di Ayn al-Zaytun nel 1948, o fin dal 1953 quando Sharon rinchiudeva i contadini palestinesi nelle loro case e li faceva saltare in aria, e senza pensare che quei disperati “non hanno mai vissuto neppure un quarto d’ora della nostra pasciuta vita”.

La viltà del tradimento degli intellettuali sul conflitto israelo-palestinese, l’agghiacciante mancanza di un briciolo di umanità, la svendita dell’anima dei pontificanti signori che non hanno battuto ciglio (anzi!) quando quel mostro umano di Abrham Yehoshua ha scritto ciò che ha scritto sulla Stampa del 18 scorso, senza che nessuno di loro gridasse di indignazione, senza che l’Ordine dei Giornalisti intervenisse. L’ipocrisia e il tappo mentale di quegli ‘intellettuali’ è talmente evidente da rimanere un mistero come essi non ne siano almeno consapevoli nel proprio nascostissimo intimo. Yehoshua ha scritto che ammazzare i bambini e le donne palestinesi innocenti è "l’unico modo per fargli capire" che devono smettere di attaccare Israele. Bene. Immagini Ostellino cosa avrebbe scritto il suo Corriere se un autore arabo avesse detto che “ammazzare donne e bambini americani innocenti è l’unico modo per fargli capire che devono smettere di attaccare i musulmani”. E vale la pena ricordare, di sfuggita, che gli americani non usano i rottamati missili Quassam quando ammazzano una milionata circa fra iracheni e afghani innocenti.

Ah!, dimenticavo. Quegli 'intellettuali', quando proprio non sanno più che dire, gridano che Hamas ha nel suo Statuto l’intenzione di cancellare Israele dalla faccia della terra, no? A parte il fatto che quel concetto esiste nello Statuto di Hamas solo come retorica citazione di una frase di Hasan al-Banna sulla vittoria finale dell’Islam in Palestina (al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, 1906-49); a parte che, come ho già scritto mille volte, una cosa sono i proclami ad uso domestico e altra cosa è la realtà diplomatica (in cui Hamas ha pienamente riconosciuto il diritto degli ebrei di esistere in Palestina); e a parte il fatto che anche l’OLP aveva un'identica frase nel suo Statuto, poi cancellata (e ottenne nulla, fra l'altro), faccio notare agli 'intellettuali' che la parte cruciale dello Statuto di Hamas, quella che dice tanto, è… la data, cioè il 1988. Perché i palestinesi estremisti sono arrivati a quella (retorica) citazione solo dopo 90 anni di ingiustizie, massacri, spoliazioni, pulizia etnica, persecuzioni in Palestina. Dopo 90 anni, cari ‘intellettuali’, 90 anni durante i quali li abbiamo ignorati, ignorati e ignorati, nonostante le loro grida, i loro morti. E la storia si ripete sempre uguale, la storia dell’infamia occidentale documentata alla noia: martirizziamo i popoli degli ‘untermenschen’, siano essi campesinos latinoamericani o arabi, somali o afghani, e poi quando questi arrivano a una ribellione bruta perché disperata, noi li chiamiamo terroristi, e li puniamo ancor più. Ricordate Ronald Reagan e i ‘terroristi’ di Nicaragua e Guatemala che erano pronti a invadere Harlington in Texas? Peccato che fu poi Reagan a essere condannato come “terrorista” dalla Corte Internazonale di Giustizia dell’Aja nel 1986. Per fortuna una volta ogni mille qualcosa va per il verso giusto.

Per fortuna che ancora esistono persone decenti in questo mondo, gente cui ancora bolle il sangue di fronte all’ingiustizia, e che NON sono, caro Ostellino, quei cinque bruti immorali che in Olanda gridavano “gli ebrei nelle camere a gas”, e che lei naturalmente ha subito usato per allargare le sue frecciate a tutto il mondo degli indignati dai crimini di Israele. Per fortuna sono tantissimi ormai ad aver aperto gli occhi, e saranno loro a fermare la barbarie che AGISCE la violenza da 90 anni, cioè Israele, e di conseguenza anche chi ha REAGITO a quella violenza, Hamas.

Inutile dirvi che si esce da scambi come quello che segue con uno scoramento che pela l’anima. Perché questi ‘intellettuali’ (spesso così ignoranti di Palestina) una volta messi di fronte ai dati, alle testimonianze storiche, all’orrore dei massacri di massa, trovano sempre quel “sì, ma…”, “sì, ma è Hamas”, “sì ma questo, sì ma quello…” sterzando furiosamente fuori dal seminato, per non rispondere mai nel merito, che è: la compassione vera la si prova per tutte le tragedie, non solo per certe. Ricordo a chi legge che quel terribile  sì, ma…” fu l’istintiva reazione di un tal Adolf Heichmann, quando gli agenti israeliani che lo catturarono gli chiesero a bruciapelo “lei ha mandato allo sterminio anche i bambini…”, e lui: “Sì, ma... erano ebrei”. Non ci si faccia sviare dal paragone ovviamente sproporzionato. Il seme della disumanità è esattamente lo stesso, vergognoso negli 'intellettuali' colossale in Eichmann, ma il medesimo.

Eccovi lo scambio con Ostellino. Lo invitai a leggere il mio “Il Tradimento degli Intellettuali”, lo fece e devo dire che fu cortese almeno nel rispondermi ripetutamente.

OSTELLINO:

“Lei cita molte fonti israeliane di critica e di condanna di Israele. Mi sarebbe piaciuto leggere anche qualche fonte palestinese o araba di critica e di condanna della dirigenza palestinese e degli Stati arabi. In Israele - che è un Paese democratico all'interno del quale c'è un'opposizione che ha il diritto di dire la sua - si è già rinunciato da tempo al progetto della "grande Israele"; e alle dottrine di Jabotinski non crede più nessuno, così c'è chi sa benissimo distinguere fra i tempi della lotta al mandato britannico e quelli attuali. Resta un fatto: dal 1947 al 1967 chi ha impedito la nascita dello Stato palestinese sono stati gli stessi dirigenti palestinesi - che hanno derubato il loro popolo degli aiuti ricevuti: perché non citare anche fonti non israeliane o ebree sulla lite fra dirigenti palestinesi per l'enorme eredità di Arafat nelle mani della moglie ? e lo hanno lasciato marcire nei campi - e il mondo arabo, che semplicemente non ha mai voluto nascesse per ragioni sue strategiche e di equilibrio locali. Ostellino

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BARNARD:

Lei è stato cortese, infatti al contrario degli altri suoi colleghi mi ha risposto. Non la tedio con una mail di 1000 righe, ho rispetto per il suo tempo. Solo alcune osservazioni, le prove e l'approfondimento solo su sua richiesta:

“Lei cita molte fonti israeliane di critica e di condanna di Israele. Mi sarebbe piaciuto leggere anche qualche fonte palestinese o araba di critica e di condanna della dirigenza palestinese e degli Stati arabi.”

Nel mio libro c'è una appendice sullo sfacelo della leadership araba, impietoso.

“In Israele - che è un Paese democratico all'interno del quale c'è un'opposizione che ha il diritto di dire la sua –

Israele democratica? Lei conosce la Law of the Land of Israel? Gli arabi israeliani sono discriminati come 'untermenschen', possono solo vivere sul 2% della terra, che non possono acquistare, e hanno diritti da popolo minore. Legga il rapporto del 27 febbraio 2007 di John Dugard, Special Rapporteur dell'Onu sui Diritti Umani in Palestina e sudafricano testimone dell'Apartheid, che ha definito Israele "Stato razzista da processare per crimini contro l'umanità all'Aja". Dugard non è arabo né musulmano.

“… si è già rinunciato da tempo al progetto della "grande Israele"; e alle dottrine di Jabotinski non crede più nessuno, così c'è chi sa benissimo distinguere fra i tempi della lotta al mandato britannico e quelli attuali.”

Begin: "La divisione in due stati della Palestina è illegale. La Grande Israele sarà nostra, tutta e per sempre".

Sharon: "Non c'è Sionismo, o Stato Ebraico, senza la cacciata degli arabi e l'espropriazione delle loro terre".

Gen. Zvi Fogel, Israeli Defence Force: "Il goal dell'IDF è di ripulire Gaza da centinaia di migliaia di palestinesi".

“Resta un fatto: dal 1947 al 1967 chi ha impedito la nascita dello Stato palestinese sono stati gli stessi dirigenti palestinesi - che hanno derubato il loro popolo degli aiuti ricevuti:”

Mi pedoni Ostellino, di cosa parla? Dove poteva nascere lo Stato palestinese? Il piano di spartizione della Palestina, risoluzione 181 del 29 novembre 1947, era una farsa che negava ai palestinesi qualsiasi risorsa economica per la sopravvivenza, e fu peraltro rifiutato da Ben Gurion prima ancora della sua adozione all'ONU (legga i diari di B. Gurion). Il primo accordo per l'autodeterminazione dei palestinesi è del 1993. Anno in cui Araft riconobbe Israele, ma Israele non ha mai riconosciuto la Palestina come Stato.

“… perché non citare anche fonti non israeliane o ebree sulla lite fra dirigenti palestinesi per l'enorme eredità di Arafat nelle mani della moglie ? e lo hanno lasciato marcire nei campi - e il mondo arabo, che semplicemente non ha mai voluto nascesse per ragioni sue strategiche e di equilibrio locali.”

Strana logica. Se un autore cita fonti palestinesi viene stigmatizzato come 'di parte'. Se cita fonti solo ebraiche viene stigmatizzato allo stesso modo. La dirigenza araba è uno scandalo, verissimo. Ma questo giustifica il massacro di un popolo di civili per 60 anni?

Vede Ostellino, la potrei annoiare con montagne di dati. Io non mi permetto di sentenziare su cose che non conosco a fondo. Altrettanto dovrebbero fare i miei colleghi intellettuali, in prima serata Tv o sulle prima pagine dei grandi quotidiani. Per rispetto delle vite umane. In ogni caso, grazie. Barnard

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OSTELLINO:

Che Israele sia uno Stato con certe limitazioni rispetto alle democrazia liberali classiche è nell'ordine delle cose: è uno Stato "di ebrei" che non vogliono diventare minoranza, nel timore di essere ancora una volta discriminati o peggio ammazzati. Detto questo, e preso atto di un fatto che sta nella storia recente e nella loro storia antica, dire che i palestinesi non avevano risorse economiche per far nascere il loro Stato è ignorare che il mondo arabo e collaterale rigurgita di denaro da petrolio e che come l'Occidente ha aiutato Israele nessuno avrebbe impedito agli amici (?) dei palestinesi di fare altrettanto. Barak aveva offerto il 98 per cento dei territori occupati e Arafat ha rifiutato per non essere ammazzato dai suoi o perché gli conveniva lo statu quo. Alla fine della sua documentazione vorrei che lei rispondesse a una semplice domanda: e allora che si fa ? sciogliamo lo Stato di Israele ? gli imponiamo di diventare uno Stato a maggioranza araba ?  La storia e la politica non sono il paradiso in terra: sono il possibile, compatibilmente con il "reale". Che non è necessariamente razionale, ma resta reale. O no ? Ostellino

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BARNARD:

Alcune risposte per lei:

“Che Israele sia uno Stato con certe limitazioni rispetto alle democrazia liberali classiche è nell'ordine delle cose: è uno Stato "di ebrei" che non vogliono diventare minoranza, nel timore di essere ancora una volta discriminati o peggio ammazzati.”

Dunque, per lei Israele è legittimato per quelle ragioni a essere uno Stato razzista che fa largo uso del terrorismo, della pulizia etnica e della tortura. Spero che lei sia per coerenza disposto a concedere tali straordinari benefici anche ad altre minoranze, come quella anglofona dello Zimbabwe, con un ritorno alle politiche di Rhodes per 'timore di essere discriminati o ammazzati'. Salvo che è fin risibile (senza mancanza di rispetto per lei) ipotizzare una Israele di nuovo discriminata o sterminata, con oltre 300 ordigni nucleari, l'intero arsenale USA a sostegno, e l'esercito più forte e attrezzato del mondo dopo quello americano.

“Detto questo, e preso atto di un fatto che sta nella storia recente e nella loro storia antica, dire che i palestinesi non avevano risorse economiche per far nascere il loro Stato è ignorare che il mondo arabo e collaterale rigurgita di denaro da petrolio e che come l'Occidente ha aiutato Israele nessuno avrebbe impedito agli amici (?) dei palestinesi di fare altrettanto.”

Primo, ribadisco, non si comprende dove i palestinesi avrebbero potuto edificare uno Stato, visto che non lo possedevano, dato che le terre in cui vissero post 1947 non erano loro, né avevano le armi per conquistarsele. Secondo, non ci sono miliardi di dollari sauditi che tengano, senza proprie frontiere, senza terre coltivabili decenti, senza sbocchi commerciali, senza riconoscimento diplomatico ecc. ecc.

Barak aveva offerto il 98 per cento dei territori occupati e Arafat ha rifiutato per non essere ammazzato dai suoi o perché gli conveniva lo statu quo.”

Devo informarla che l'offerta di Barak non esisteva, come da me documentato nel mio libro con l'intervista ai mediatori americani di Camp David 2000. Non vi era nulla di scritto, nessuna mappa cui dire sì o no, lo scambio di terre proposto a parole era assurdo (1% israeliano donato in cambio del 9% palestinese sottratto), non vi era proposta per la spartizione di Gerusalemme né per il problema dei profughi. Clinton, che aveva formalmente promesso ad Arafat di non usarlo come capro espiatorio, lo tradì. La stampa internazionale passò la versione israeliana, e consegnò Arafat al destino di colpevole, irragionevole, screditato guerrafondaio che rifiutò la pace. Esattamente ciò che Barak e Sharon desideravano. Il sovvertimento dei ruoli di vittima e carnefice fu di nuovo totale: i palestinesi cui fu sottratto con la violenza il 78% delle loro terre dovevano considerare "offerta generosa" degli spezzoni del rimanente 22% disseminati di insediamenti illegali, privi di continuità civica e commerciale, circondati da posti di blocco, senza strade agibili dal commercio ecc. Un trionfo della 'giustizia'.

“Alla fine della sua documentazione vorrei che lei rispondesse a una semplice domanda: e allora che si fa ?”

Si inizia dal riconoscere il grande torto storico della conquista sionista, che già Lord Sydenham nel 1922, Einstein, la Arendt e persino quel pro-sionista sfegatato di Churchill nel 1948 denunciarono a chiare note; Israele dovrà considerarsi fortunata che persino Hamas ha pubblicamente dichiarato la sua disponibilità a convivere col popolo ebraico in pace (Washington Post, luglio 2006, ma guarda caso non ripreso dal nessun media in Italia), in due Stati separati, fortunata cioè che i palestinesi si accontenteranno di quel 22% rimasto dal furto delle loro terre; liberare il 22% dalla occupazione e da ogni insediamento ebraico, concedere ai palestinesi sbocco commerciale al mare, frontiere proprie, e infine stabilire un processo di ricompensa sotto forma di privilegi commerciali, doganali, fiscali o altro concessi da Israele a favore del popolo palestinese per i canonici 99 anni. Un piano Marshall USA-EU-ISR-Sauditi/Emirati di alloggi e finanziamenti allo sviluppo per i profughi che rientrano in Palestina Stato e per coloro che scelgono di rimanere dove sono. Ma soprattutto la decisione del governo USA di chiudere i rubinetti del 130 miliardi di dollari di finanziamenti a Israele se questa continuerà a mentire e a distruggere ogni occasione di pace (su questo vi è una documentazione indiscutibile).

Caro Ostellino, noi intellettuali, noi informatori, dobbiamo ritrovare la morale, la pietà e il coraggio della verità, e salveremo israeliani e arabi. Ma io sono zittito, lei invece ha la prima pagina. La usi secondo quella morale, pietà e verità. Grazie del suo tempo. Barnard

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OSTELLINO:

Non ho detto che Israele è uno Stato razzista; ho detto che non è uno Stato come gli altri, anche se è una democrazia. Tutte le cose che lei propone possono essere oggetto di negoziato, e probabilmente lo saranno. Non capisco tre cose. Prima: quelli come lei, quando si tratta di accusare gli Usa di unilateralismo invocano l'Onu; poi, quando l'Onu fa una cosa che non piace - la spartizione della Palestina - diventa uno scandalo. Come la mettiamo ?  Seconda: il carattere punitivo di certe sue affermazioni, e sue proposte di risoluzione del conflitto, nei confronti di Israele: con la spartizione si sono create certe condizioni, queste sono oggetto da 60 anni di un conflitto; i torti stanno tutti da una parte e le ragioni dall'altra ? A me non pare. Terza: lei ignora del tutto gli atti di terrorismo che hanno insanguinato Israele; che nello Statuto di Hamas c'è persino lo sterminio degli ebrei, oltre che la dissoluzione di Israele; che Hamas è definita un movimento terrorista dall'Onu; che la dirigenza palestinese ha derubato il suo popolo e non ha mai fatto nulla per favorirne il riscatto civile. Infine, a parte l'ostilità preconcetta verso Israele, il suo ragionamento riflette il "buonismo" di tutte le anime belle, che vorrebbero vivere in un mondo perfetto, tipico delle mentalità razionalistiche e utopistiche che diventano autoritarie o totalitarie nella ricerca della perfezione, del Bene e del Giusto. Il mondo, gli uomini, la vita è sangue e merda che spesso non sono separabili. Capisco anche il suo orgoglio per il libro che ha scritto e cita volentieri; ne ho scritti anch'io, ma non li considero il Vangelo, un di sano - e perché no, ironico - distacco non guasterebbe. Ostellino

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BARNARD:

Le sue tre cose che non comprende e un commento breve:

1) Mi sembra nell'ordine delle cose citare l'ONU quando esprime il meglio di sé e criticarlo quando soccombe al peggio di sé. Io quando parlo di unilateralismo degli USA cito Robert Sheer, Edward S. Herman, Jozsef Stiglitz, Richard Duboff, Kathleen Turner, Robert Pollin, Jeff Faux, Chalmers Johnson et al. Non mi butti nel mucchio, grazie.

2) Ripeto che i torti stanno in proporzioni soverchianti e manifeste dalla parte dell'impresa sionista, intesa come 1897-1948, e come impresa sionista-israeliana nelle medesime proporzioni ma stemperati dalla REAZIONE palestinese da allora a oggi.

3) Non ignoro affatto il terrorismo palestinese, lo chiamo col suo nome, che è "Terrorismo minore e di REAZIONE". La differenza è cruciale. Non lo giustifico, ma lo comprendo, altra differenza cruciale. Se io e lei avessimo vissuto mezz'ora della vita dei palestinesi ai posti di blocco, saremmo due bestie caro Ostellino. Io e lei. Solo per i posti di blocco, senza poi contare il resto. Su Hamas che vuole distruggere Israele le ho già risposto nella precedente: aggiungo che i proclami ad uso domestico sono una cosa, la realtà diplomatica è altra, ma noi la ignoriamo volutamente, e Israele più di tutti, perché la sua leadership non si può permettere la pace (documentazione in appoggio a stufarsi). Anche Israele e gli Stati Uniti sono definiti terroristi dall'ONU, da almeno 30 anni, e allora? La dirigenza palestinese è stata una cloaca, per questo quel popolo disperato cui è stata sottratta ogni possibile crescita politica ha scelto Hamas nel gennaio 2006. Noi italiani, privati di ogni possibile crescita politica, abbiamo scelto De Mita, Di Donato, Cuffaro, e i peggiori ladroni della Storia per 60 anni. Meritiamo le bombe? La fame? Il razzismo?

Il mio buonismo è una sua invenzione. Io cito fatti, e propongo soluzioni, ma soprattutto ho ancora vivo il senso della pietà, e ce l'ho per tutti, ebrei (per cui mi sono battuto), arabi, indonesiani, campesinos, italiani... Non sono come certi intellettuali che conoscono la compassione selettiva. Se poi lei vuole celare un orrore storico come il sionismo dietro un paravento del 'non siam perfetti', la lascio al suo esercizio.

Io cito il mio libro solo perché non ci sono tanti libri in Italia dove l'autore ha avuto il coraggio di dire ciò che io ho detto, e di documentarlo con 240 citazioni documentali. Lei sta sulla prima del Corriere, Ostellino, io dalla stampa nazionale e dalla RAI sono finito sul mio sito, non a caso. Ho considerazione del mio coraggio e dei prezzi che ho pagato. C'è qualcosa di male? Grazie delle sue risposte. B.

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OSTELLINO:

Nulla di male, ma non confonderei il coraggio con la faziosità. Ostellino

BARNARD:

Grazie, ma vedo che a fronte di un suo editoriale privo di qualsiasi riscontro documentale e a fronte della montagna di fatti documentati che io le ho inviato, lei mi dà del fazioso. Orwell non avrebbe pensato di meglio. Pubblico il nostro scambio sul mio sito, perché di pubblico interesse. Suo Barnard