[Paolo Barnard]

PER QUEL BAMBINO.

 

Ieri verso le 18 salgo su un autobus di Bologna. Un uomo mi fissa con occhi scintillanti, mi fissa abbozzando un sorriso. Sono abituato a ste cose, quello è un mio fan, e ora vuole dirmi la frase standard: Scusi, lei è Barnard?”. Due palle, lo detesto.

Ma davanti a lui siede la sua giovane donna, e regge un bambolino di bimbo di meno di due anni.

Lui, l’uomo, vuole la foto con me, lei sorride, lui dice cose… io non ci sento, tutto quel fare e dire è distante, mi metto in posa con lui come un automa, ma io sono con quel bimbo, e la mia mente mi dice che non merita di soffrire una cosa così bella, così profumata di amore.

La mia mente mi dice che io, ora isolato, cacciato dai media di tutta Italia, a tutti gli effetti finito dal punto di vista della visibilità, io che ho rifiutato la politica di serie A e che ora sono confinato a un angolino da principiante dopo 30 anni di giornalismo di guerra, io ora devo scrivervi quello che vi scrivo per quel bambino, io ora vi scrivo questo http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=834 per quel bambino.

Non posso accettare che per l'interesse di mille porci Neofeudali quel profumo d'amore finisca come tutti noi. Non lo accetto. E combatterò fino alla fine.