[Paolo Barnard]

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Il mostro, l’abominio vivente è stato arrestato a Londra, ottobre 1998. Il giudice spagnolo Garzòn ne chiede l’estradizione in Spagna per crimini contro l’umanità. La Camera dei Lords deve decidere. L’abominio è Augusto Pinochet, forse il peggiore torturatore della Storia. Il mio lavoro di tanti anni con la riabilitazione della vittime della tortura mi ha fatto conoscere quello che nessuno di voi sa, perché nessuno di voi può immaginare cosa fosse la tortura moderna. Inutile che vi sforziate di immaginare. Pinochet è agli arresti domiciliari a Londra, dunque.

E’ il Natale di quell’anno, io preparo un cartello a sandwich umano di plexiglass e vi scrivo a caratteri cubitali questa frase, fronte e retro: “La GB ha firmato la convenzione ONU contro la tortura, deve estradare Pinochet, per legge.” Vado a Londra e l’indosso tutti i giorni da mattina a sera davanti al 10 di Downing St, sede del primo ministro inglese. E sto lì, da solo sotto la pioggia tutto il periodo di Natale. Nessun attivista dei movimenti per i diritti umani inglesi si fa vivo. Buffo eh? Ci sono io e basta.

Leggete questo per favore, prima di continuare, per capire almeno solo un poco cosa sono state le dittature latino-americane della CIA, in Cile in particolare (http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=549)

Bé, sono lì, grigio cielo, grigio stomaco, rabbia, senso dell’inutilità totale di ciò che sto facendo. Ritto in piedi col mio sandwich di plexiglass. Casualmente noto una figura di uomo imponente, qualcosa di cotto al forno, giaccone marron scuro, capelli da indio nerissimi e lunghi, pelle scura. Un gigante. Mi giro con la testa perché in effetti è la seconda volta che mi passa dietro e mi lancia uno sguardo buio, ma buio come non so dire. Passa e va.

Io penso, cerco di non congelarmi i piedi nonostante le due paia di calzettoni, ma penso all’urlo di furia primordiale che ho dentro per quello che i mostri latino-americani hanno fatto e che non ha nome, non ha memoria, non avrà mai giustizia. Io penso che anche solo per quei fatti, ogni singolo presidente USA dal 1955 in poi, e incluso il ‘buon’ Kennedy amico sostenitore dei neo-nazisti brasiliani del National Security State, meritano Norimberga. Voi non sapete, non potete immaginare cosa davvero fu. Ancora oggi la mia mente soffre saette di memoria di quelle foto, di quei racconti, di quegli occhi dei sopravvissuti. L’orrore non è raccontabile qui, non lo credereste.

L’uomo cotto al forno ricompare e questa volta mi si ferma dietro le spalle, lo percepisco lì, ma so che non è un pericolo, la mia anima lo sa. Mi giro, lui alza quel volto da statua di un capo indio con due occhi abbassati che stentano a guardarmi, ma lo fanno. Mi tende la mano. I miei occhi sono guidati dall’anima che gli sta parlando a fissare quella mano. Un arto abbrustolito dall’acido con le deformazioni delle cicatrici che urtano quelle dei calli ossei per la frantumazione delle dita. Una delle tante tecniche. Gliela stringo.

Lui discosta solo impercettibilmente le labbra per dirmi… Grazie. Chiude quelle dita attorno alle mie, e mio mi sento a stringere la mano a Gesù, non la vorrei più lasciare. Lui richina il capo, infila la mano nella tasca e se ne va.

Questo ha senso raccontare adesso.