Riguardate
Alien, il capolavoro fanta-horror del 1979 di Ridley Scott. Esso è perfetto, ma
proprio perfetto per la comprensione di tutto ciò che sto cercando di dire agli
italiani da almeno undici anni. Nel film, degli ordinari esseri umani ospiti di
un’astronave commerciale percepiscono che qualcosa di molto negativo li ha
svegliati dal loro torpore e li costringe a occuparsene. Indagano, s’imbattono
in cose davvero inquietanti, ma non capiscono ancora. Gli accadimenti danno poi
segni addirittura drammatici, ma nonostante questo essi rimangono molto lontani
dalla comprensione di ciò in cui si sono imbattuti. Il loro viaggio continua, e
solo uno dell’equipaggio, e per puro caso, si ritrova a un certo punto faccia a
faccia con la realtà che gli è piombata addosso. Capita a un operaio
dell’astronave, che si era allontanato dal gruppo per recuperare il loro micio
mascotte scappato nei meandri bui del vascello spaziale.
La scena
ideata da Scott è un capolavoro di espressività della recitazione, cioè
porta allo spettatore tutta l’idea di come rimane un uomo quando scopre
che la verità di ciò che sta accadendo è mostruosamente inimmaginabile.
Guardatela, osservate come si trasmuta il volto dell’operaio quando
alzando gli occhi dal micio che si era rintanato in un angolo buio,
incrocia le forme orripilanti di un mostro
alieno sconosciuto che si era infiltrato nell’astronave. Sa di essere un
uomo
morto e sa che ne verrà straziato, ma lo shock della scoperta è tale da
annullare in lui qualsiasi moto d’angoscia. Fissa il mostro ipnotizzato,
quasi
più rapito da quella cosa inimmaginata che dal suo prossimo destino.
La medesima realizzazione non tarderà ad affacciarsi alla coscienza del resto dell’equipaggio, ma nonostante tutto esso continuerà a non comprendere appieno che razza di catastrofe li sta possedendo. Ci vorrà un’altra scena che ha fatto la storia del cinema per finalmente spalancare le coscienze ai rimanenti sopravvissuti. E anche questa parte è meravigliosamente perfetta per me, si adatta magnificamente a ciò che sto tentando di dirvi da tanto tempo. Nel film uno dei membri dell’equipaggio, l’ufficiale medico, si rivela essere un androide programmato proprio per facilitare il compito della mostruosa creatura. Verrà semi distrutto dai tre passeggeri, ma prima di spegnersi rivelerà ad essi la verità, con parole da ghiacciare il sangue. All’angosciata domanda della comandante “Come la combattiamo? Come la uccidiamo?”, l’androide risponde “Non potete… ancora non capite con cosa avete a che fare, vero? E’ perfetta… ammiro la sua purezza, vuole sopravvivere e non ha interferenze della coscienza né della morale”, e conclude “… Non vi posso mentire sulle vostre chance”.
Sostituite l’equipaggio con noi cittadini, l’alieno con il Vero Potere, cioè la mostruosa macchina del capitale moderno e dei suoi profeti, quella che qui chiamerò The Machine. Il resto viene da sé.
I cittadini occidentali, e quelli dell’Eurozona in particolare, sono da tempo alle prese con fatti inquietanti che non riescono a comprendere; quei fatti sono divenuti anche gravi, ma lo stesso essi non comprendono; dal 2007 l’evidenza di una sordida catastrofe di proporzioni storiche si è fatta pressante, e professionisti come me stanno tentando di aprirgli gli occhi, con risultati quasi nulli. Occasionalmente ricevo comunicazione da un singolo individuo che invece ha visto, come l’operaio nel film, e dalle sue parole traspare esattamente lo stato di ipnotico shock della scoperta mostruosa così ben reso da Scott in quella scena. Ma tutti gli altri ancora faticano, anzi, non vogliono capire. Con il mio Aggiornamento N. 9 ho voluto dare l’affondo per costringere alla comprensione della mole del problema, della minaccia, anzi, della soverchiante ferocia di The Machine e di come oggi per noi non vi sia in realtà una speranza. Evidentemente non ci sono riuscito. E allora getto qui l’ultimo mio tentativo di spalancarvi la coscienza. E badate che le parole di quell’androide sono perfette. Il Vero Potere, che ci ha imprigionati e annullati come Stati, parlamenti, economie e democrazie, cioè The Machine descritta nel mio saggio e negli undici aggiornamenti, è oggi talmente possente che “… ancora non capite con cosa avete a che fare, vero? E’ perfetta, vuole sopravvivere e non ha interferenze della coscienza né della morale”. Questo essa è, alla lettera, e voi dovete vederla per un solo motivo…
Perché se non accettate di vederla, non potrete porre i primi mattoni di una lontana speranza di combatterla per coloro che verranno molti decenni dopo di noi.
Fa la differenza fra morirne da inutili ignari, o morirne da combattenti che compiono il primo passo di una lontana riscossa.
Ma che noi ne moriremo da vittime, questo è certo.
Il sughero e la speranza.
Forse ora, dopo le parole appena scritte sopra, chi era presente al mio dibattito col pubblico in provincia di Pistoia venerdì 4 febbraio comprenderà come mi sono comportato. Il tema era proprio Il Più Grande Crimine, ovvero chi è il Vero Potere sulle nostre vite.
Quelle che seguono sono con tutta probabilità le parole scritte nel suo diario dalla giovinetta che stava seduta su un mobile in fondo alla sala a sinistra. Non so per quale preciso motivo, ma quella è il tipo di ragazza che tiene un diario, secondo me. E mi guardava con allarmata attenzione.
“E’ stato uno sterilizzatore di speranza, l’ha inseguita nella sala del dibattito e l’ha abbattuta senza pietà fino all’ultimo granello... Forse l’ultimo non era del tutto morto, aveva dato un paio di battiti cardiaci riverso in un angolo, laggiù in fondo. Lui li ha uditi e in meno di un attimo gli è stato addosso… lo ha finito sotto gli occhi di un centinaio di persone troppo intimidite per intervenire. Non volava una mosca. Fucilato sul posto quello del ricambio politico e morale dall’interno del potere. Spiaccicato al muro quello del reddito di cittadinanza. Freddato alla seconda parola quello del boicottaggio commerciale. Inseguito e giustiziato quello della Tobin Tax. Lasciato parlare quello delle micro cellule di resistenza solidali che incepperebbero il meccanismo dei potenti… solo per aprirgli in faccia un lanciafiamme di parole che lo hanno spolpato vivo, si arricciava sulla sedia come un capello sulla fiamma di un accendino. Non volava una mosca nella sala.”
Al ritorno ho percorso tutti i cento chilometri dell’autostrada Firenze-Bologna pensando a cosa avevo fatto. Cioè: tu prendi in mano un pubblico che è curioso di sapere; lo conduci a comprendere, fatto dopo fatto, nome dopo nome, data dopo data, che in realtà noi persone moderne viviamo come un pulviscolo di pulcini ignari di star chiusi nell’aia di ciclopi cannibali che però mai vedono; gli causi dapprima un motivato shock, che si allenta poi in forte ansia la quale, condotta dal recupero della ragione, disperatamente cerca ossigeno nella domanda “E adesso cosa possiamo fare?” con lo stresso spasmo dei polmoni dell’atleta che emerge da un’apnea al limite. E dopo tutto questo tu gli dici: non potete più fare nulla voi, la gente di questa generazione. Hanno vinto loro, noi siamo morti, noi. Qualcuno fra qualche secolo forse… Glielo motivi, poi glielo ri-motivi con maggior forza, poi glielo tuoni nelle orecchie, e infine la falcidia di cui sopra sui coraggiosi che proprio non volevano morire quella sera. Come forse descritto nel diario di quella esile ragazza.
Nessun divertimento, tanto meno compiacimento, solo la verità. Gli ho detto la verità. Ma loro non vogliono morire. Ci deve essere un motivo per cui è così ostico per le persone capire cosa li ha uccisi e perché è ora impossibile aver ragione del nemico. Comunque glielo spieghi, il risultato è che riemergono come sugheri nell’acqua per tornare al punto di prima. Il sughero è la materia di cui è composta la speranza, deve essere questo il motivo, inutile pigiarlo sotto, lui torna su. Ed è questo ostinato giochetto che impedisce a me di rendere chiaro agli occhi del pubblico, o dei lettori, con quale razza di arsenale quel nemico ci ha travolti. Quasi nessuno s’immagina le dimensioni of The Machine. No more rage against.
Eppure alcuni, e sono facilmente visibili oggi, credono di poter dire “adesso gliela facciamo vedere a quella cosa lì”. Sono le ‘belle anime’ e i loro famosi Guru, quelli della sinistra ecologica e libera, i pacifisti, i viola, gli equosolidali, i No qui e No là, i grilli ecc., con al seguito intellettuali assortiti, e sono tremendi, al punto che sarebbe molto meglio che non ci fossero. Dovete immaginarli come delle formiche che navigavano su gusci di noci e che hanno cozzato sul loro pezzo di mare contro una portaerei nucleare. Ora sono in acqua che si agitano con le zampette, i gusci rovesciati, microscopici puntini sulla superficie che si dicono l’un l’altra “adesso gliela facciamo vedere a quella cosa lì”… Il fatto è che tutto ciò che anno visto è stata la schiuma delle onde sollevate dallo scafo del colosso, ma lui, quell’arsenale immane navigante, non sanno neppure che è passato da quelle parti, non immaginano neppure che esista una cosa simile al mondo, perché è troppo enorme. Le loro antenne non la sanno vedere, non l’hanno mai vista. Ma le ‘belle anime’ si dicono che adesso gliele diamo noi alla portaerei con le nostre zampette e con le nostre antennine.
Prima di entrare nel ventre di The Machine una volta per tutte, ve le presento le ‘belle anime’, perché sono, credetemi, un danno reale e devastante. Esse di fatto costituiscono il principale motivo per cui neppure quello 0,1% dei cittadini ancora ‘vivi’ mai agiranno contro chi ci ha distrutti. E se non agiscono loro, allora è proprio la fine, e neppure sussisterà la speranza lontana di cui parlavo prima.
Se questi sono i ‘giusti’…
Per prima cosa, le ‘belle anime’ sono molto meno belle di come vorrebbero rappresentarsi. Lo compresi quando ero molto giovane. Ero fra ‘compagni’, quelli giusti, antifascisti, stavamo nella radio libera, giornalisti sgarruppati ma tosti. Da noi passavano altri ‘giusti’, quelli di Cuore di Michele Serra, e quelli che nel ’77 avevano fatto la Storia. Ed erano canne, canne e cannoni a non finire, hash, olio, erba a volumi cubitali sempre, come corredo fisso di tutto. Ok. E giù con sermoni contro le basi Nato, e dagli alla Nestlè, padroni bastardi, sbirri fascisti, viva i migranti e solidarietà ai compagni in carcere. Ok, passi il comunismo all’italiana, mi faceva sorridere un po’, mai stato comunista, ma va bene dai. Ma quelle canne. Un giorno a un’assemblea mi saltò in mente una cosa e gliela dissi: “E i miliardi che date alle mafie a fumarvi tutta quella roba? Non è che i cartelli dei narcos libanesi li trattano bene i contadini che coltivano l’erba, forse peggio della Dal Monte coi campesinos. Ci sta con la coerenza anti imperialista?”.
Avete presente il sedile del passeggero della Aston Martin di James Bond nei mitici anni ’60? Lo ricordate? Era quello che catapultava con una forza incredibile il malcapitato fuori dall’auto in corsa. Ecco, fui catapultato fuori da quel mondo di compagni con lo stesso impeto. Mai più accettato. Mi fu tutto chiaro subito, sta gente non tollerava il dissenso, e non solo, se gli incrinavi l’atmosfera della ‘parrocchia’, ‘chenoisiamoquelligiusti’, ti odiavano. Da allora la storia si è ripetuta mille volte, cioè mille volte mi sono trovato fra i ‘giusti’ e solo per avergli detto ciò che non volevano sentirsi dire mi hanno messo nella catapulta e via… sparato fuori con un bel seguito di odio, proprio odio, in uno slalom i cui paletti sono stati, fra gli altri, Report e redazione, Emergency, Beppe Grillo e grillo blog, centri sociali assortiti, Sabina Guzzanti, Micromega, Gherado Colombo, Travaglio, Ricca, i No Tav, e un sacco di altre ‘belle anime’. Elio Veltri, di fronte a fior di testimoni, addirittura mi ha pubblicamente insultato dicendomi che devo “farmi curare”, prima di lasciare la sala del dibattito di cui eravamo co-relatori latrando improperi. Il motivo? Gli avevo contestato che Prodi e Draghi fossero delle “stimabili persone”, avevo incrinato la figura del suo mito europeista Altiero Spinelli, e sostenevo che la mafia finanziaria è 100 volte più pericolosa di quella regionale italiana, con la solita fiumana di dati e fatti a sostegno, che sapete. Mi sembra il minimo del diritto alle proprie opinioni. Il Veltri ha concluso con un magnifico “se avessi saputo non sarei mai venuto!!”. Alla faccia del libero dibattito…
La morale: alla fine sono fatti quasi tutti della stessa pasta, i parrocchiani di qua e quelli di là, una pasta i cui ingredienti sono l’intolleranza per il libero pensiero, l’ipocrisia, l’autocelebrazione, e l’odio per chi gli rompe le uova nel paniere intellettuale. Ma qui a sinistra c’è l’insopportabile presunzione di essere quelli puliti, quelli che sanno come si salva il mondo. Ecco, questo è l’humus di partenza delle ‘belle anime’. Da queste premesse desolanti, si passa poi ad ancora peggio, cioè alla loro illusione di poter sconfiggere The Machine senza averci capito nulla, manco se lo immaginano com’è veramente fatta, proprio come le formichine sui gusci. Sabato 19 febbraio partecipavo a San Marino a una tavola rotonda sulla Globalizzazione con Giacomo Marramao, Lidia Ravera e Jacopo Fo. Parlano dei cattivi del mondo. Io glieli smonto, e al contrario gli dimostro che i loro ‘buoni o meno peggio’ sono fatti della stessa pasta degli altri e anzi, a volte sono persino peggiori. Jacopo Fo se ne esce con “… e dai! Lo so che Obama è sempre un presidente americano, ma rispetto a Bush il suo è, diciamo, un capitalismo dal volto umano”. Potevo star zitto? Obama che chiude Guantanamo e tiene aperta Bagram che è sei volte più grande e dove si tortura sei volte di più; che mantiene l’immunità di Bush ai torturatori della CIA; che nel dicembre del 2008 dice a Israele “bombardate i civili palestinesi quanto vi pare, ma non il 18 di gennaio che c’è la mia inaugurazione, e in cambio vi facciamo arrivare un carico di armi illegale dalla Germania” (Gen. Jim Jones a colloquio con Netanyahu); che ha sborsato 11 mila miliardi di dollari per salvare il sedere di Wall Street e non per salvare milioni di americani sfrattati da Wall Street; che ha presieduto sul più imponente trasferimento di ricchezza dal basso verso l’altro della storia degli USA ridicolizzando gli sforzi dei Bush; che ha calato le tasse del 1% ricco d’America e ha congelato gli stipendi pubblici; che ha messo come responsabile delle politiche del lavoro un tal Jeffrey Immelt, il presidente di General Electric che ha oltre la metà dei suoi posti di lavoro delocalizzati in Asia (sic); che ha firmato l’ordine per la repressione dei dissidenti civici americani per mano dell’FBI; che ha fatto una riforma sanitaria che regala oltre 70 miliardi di dollari alle assicurazioni private con 45 milioni di americani senza copertura sanitaria; che oggi persino taglia i fondi al programma statale di aiuti finanziari agli americani che non si possono permettere il riscaldamento (il LIHEAP)… e ce ne sarebbe da arrivare a sentirsi male. Gliel’ho detto al Fo. Ha sbottato che sono un pessimista, applauso del pubblico. Poi gelo, insulti a me dal filosofo emerito, e dibattito troncato su due piedi.
Sono quelli che “adesso c’è Saviano…”, quelli della politica a cinque stelle, con i cortei, con la Tobin Tax, con l’equosolidale, con i blog, e quelli della Decrescita. Non hanno la più pallida idea delle dimensioni di The Machine, e di come essa ci ha tutti intrappolati nella spirale di impoverimento e morte democratica che ho descritto ne Il Più Grande Crimine. Dice la Ravera che dobbiamo vivere con meno, dobbiamo sostituire i consumi con i rapporti umani, e strappa l’applauso. Ma neppure ci arriva, l’autrice, a pensare ai milioni di poveracci che perderebbero il lavoro, il futuro, la casa, per permettere a lei di strappare l’applauso nel dire ste insulsaggini ignoranti di qualsiasi rudimento di macroeconomia. John Maynard Keynes è vissuto per nulla. Ste ‘belle anime’ sparano impuniti le loro fantasmagorie ma non sono nei panni del magazziniere della Lotto cassintegrato o dell’ex operaia dell’OMSA che oggi fa le pulizie in nero, o della madre single con due bambine che non trova uno stipendio che le permetta di uscire da un appartamento marcio di umidità dove le piccole vanno a letto coi pigiamini zuppi. Forse manco li hanno mai visti esseri umani così, ed è un bene per loro, perché il magazziniere, l’operaia e quella madre le gonfierebbero la faccia di sberle neppure a metà della frase “dobbiamo vivere con meno, sostituire i consumi con i rapporti umani”, poiché questa elevata saviezza si avvererà forse fra 300 anni, ma nel frattempo milioni di poveri cristi che non leggono la Ravera o che non ridono con Jacopo Fo soffriranno le pene dell’inferno se qualcuno non rianima questa economia, e per rianimarla, oggi, non si può prescindere dai consumi, che sono fatturati, che sono stipendi disperatamente necessari. Fra l’altro, le ‘belle anime’ vagheggiano di economie alternative di cui mai nessuno ha verificato l’effettiva fattibilità nel mondo moderno, e fra l’altro vagheggiano di modelli di decrescita senza aver interpellato gli africani, gli indiani, i cinesi, i kazaki, i vietnamiti, gli indonesiani, tutti coloro cioè che hanno aspettato 3000 anni per avere ciò che abbiamo noi, ma ai quali oggi, quando toccherebbe a loro entrare nel Mercato per poi avere tutte quelle cose, no!, devono rinunciare, perché “dobbiamo vivere con meno, dobbiamo sostituire i consumi con i rapporti umani… il PIL cinese è fallico!” concluse la Ravera. Ok, vallo a dire a loro. Ma vacci Ravera, e se torni intera…
Le ‘belle anime’ che “col fotovoltaico noi oggi siamo autosufficienti e persino vendiamo l’elettricità”, dice sempre il figlio del Nobel, peccato che per fare i pannelli ci voglia il petrolio e che gli sfugga che il nostro mondo necessita ogni anno di 15.000 miliardi di watt, e che il 73% di questi non va in borsette o per fare cellulari caro Jacopo, ma per l’agricoltura, luce domestica e trasporti, e che coi pannelli, scusate, gli fai una pippa a 15.000 miliardi di watt, specialmente se poi sti ‘paladini’ usano il pc ogni giorno, e se corrono a farsi la TAC quando stanno male, per generosa concessione di 3 milioni di morti in Congo (vi si estrae il Coltan per l’elettronica) e dell’industria militare (TAC, RM, endoscopie ecc.). Ipocriti.
E questi sono l’avanguardia della riscossa oggi, personaggi che viaggiano sul binario della propria auto-santificazione di ‘belle anime noiquelligiusti’ chiusi nel bozzolo del proprio ego da cui non sono in grado di vedere nulla della realtà della gente vera, dell’economia vera, e soprattutto di The Machine, ma proprio nulla. C’è da piangere, ma al peggio non c’è fine.
Il fatto è che una marea di attivisti italiani crede veramente che questi professionisti dell’odio del libero pensiero, questi parrocchiani che mettono al rogo chiunque non sia dei loro, tali e quali agli altri di destra, siano i depositari dei valori democratici e della giustizia. C’è da mettersi le mani nei capelli, è una truffa terribile ai danni di tanta buona fede di gente esasperata. Ste ‘belle anime’ sono devastanti per le pochissime speranze di fermare il Potere, perché il 99% degli attivisti gli crede e si fa infinocchiare dalle loro fandonie per salvare il mondo… “adesso gliela facciamo vedere a quella cosa lì”. Il risultato è che le esigue forze attive rimaste in questa società paralizzata si sprecano ad inseguire isterismi e utopie ignoranti senza neppure sapere chi è il nemico, e nessuno o quasi rimane nelle fila di chi invece sta capendo cosa ci accade, gli sparuti impotenti testimoni dei crimini del Vero Potere. Il risultato è che a soffrire da cani saranno milioni di altri che neppure avranno il sollievo di sentirsi ‘noiquelligiusti’. Si sentiranno da cani e basta.
Questa è la speranza, tutta qui.
Ripeto, con forza: se neppure si riesce a capire il grado della nostra disfatta di cittadini, con le esatte forme e proporzioni del nemico, come si potrà mai immaginare che almeno un giorno molto lontano qualcuno possa arrivare a una speranza? Come si potranno mai porre i semi di un riscatto con l’umile lungimiranza di chi fece la stessa cosa 250 anni fa sapendo che i frutti li avrebbero goduti esseri umani di un futuro per loro inimmaginabile? Perché è solo questa oggi la forma della speranza, e non quella di sughero, ma quella concreta per i secoli che verranno, quella che abbiamo il dovere di iniziare a costruire oggi anche se noi non la vedremo mai. Ripeto: porre oggi i germi di un lavoro progressivo lungo un paio di secoli per regalare la speranza a chi verrà. Per fare ciò occorre avere la vista chiara, e allora eccola… The Machine.
The Machine, nero su bianco.
Il prodotto interno lordo (PIL) dell’Italia, cioè tutto ciò che essa produce come ricchezza, è di 2 mila miliardi di euro circa. Quello degli USA è di 14 mila miliardi di dollari. La ricchezza speculativa in mano a non più di mille individui oggi è di 650 mila miliardi di dollari. Riassumo: due (2) e quattordici (14), contro seicentocinquanta (650). O meglio: trecentosessanta milioni di esseri umani complessivi hanno 16, mille esseri umani circa hanno 650. Ma attenzione, ciascuno di quei dollari è una bomba a orologeria chiamata prodotti derivati, cioè una scommessa finanziaria priva di ogni reale fondamento in ricchezza concreta e che infetta l’intero globo nelle vene di tutte le sue maggiori banche, fondi pensione, assicurazioni, municipalità, polizze vita, finanziarie delle aziende, fondi sovrani, risparmi privati… basta che salti per aria la prima miccia, e il botto disintegra il pianeta venti volte. Non esiste al mondo nessun politico, nessun tecnico, nessun esperto in grado di capire sto mostro né di controllarlo. Il Financial Times incaricò un team di guidato da Gillian Tet di comprendere come fossero fatti questi derivati, e dopo un anno di lavoro il team di questi super specialisti ne aveva compreso solo una parte. Il governatore della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, non ha esitato a dichiarare che “non ci capisco nulla”. Questo è l’uomo che sta al timone di tutto ciò che tu e io conosciamo come euro e quindi il nostro denaro, nulla di meno. Nel gennaio del 2007 Fabrice Tourre, da se stesso soprannominato The Fabulous Fab, uno dei cervelli creatori di questi esplosivi alieni monetari che posseggono il mondo economico, scriveva in una email: “Sempre più rischio nel sistema… Tutto l’edificio sta per collassare… L’unico potenziale sopravvissuto, il Fabulous Fab… che sta ritto al centro di questi intricati, rischiosissimi, stupefacenti derivati da lui stesso creati senza neppure capire tutte le implicazioni di queste mostruosità…”. Se ne stava ritto al centro mentre creava, in un anonimo ufficio di cui tu non hai mai saputo nulla, la cosa che alla prima parziale deflagrazione ha causato la più grave crisi finanziaria ed economica dal 1929 a oggi, costata lacrime e sangue (e anche la vita) a miliardi di esseri umani – e in mezzo ci sono concretamente i nostri operai, precari, neolaureati, disoccupati, le loro famiglie e il destino dei loro figli; è la stessa cosa che ha fatto sparire dalla nostra Italia in soli due anni una cifra pari a 23 finanziarie dello Stato messe assieme, e poi si parla di ‘ripresa’…; ed è un disastro da cui nessuno oggi sa se mai ne usciremo veramente. Se ne stava ritto negli uffici di Goldman Sachs, la banca d’investimento che ha fra le sue proprietà il governo degli Stati Uniti con la sua cassaforte, nelle persone di Bob Rubin e Gene Sperling, e degli amici Ben Bernanke, Timothy Geithner e Larry Summers. A poche centinaia di metri dal Fabulous Fab, in un altro anonimo ufficio londinese, e anche di questo tu non hai mai saputo nulla, Joseph Cassano della AIG americana cucinava le polizze assicurative truffa che hanno causato il collasso dell’intero sistema creditizio bancario del pianeta. Lui, praticamente da solo. Sei titolare di una carrozzeria di Foggia e la banca ti ha appena negato quel finanziamento che ti serviva per sopravvivere? E’ stato Joseph, lo sapevi? Sapevi che le vite e il futuro di sopravvivenza di miliardi di aziende e di famiglie del nostro mondo dipende realmente ogni santo giorno dalle azioni di questi pazzi fuori controllo? Lo sapevi che non esiste un politico su questa terra che li possa controllare? E sai perché? Perché non sanno che esistono, non sanno cosa fanno e come lo fanno, e soprattutto perché quando The Machine si rompe trascinando nel baratro un centinaio di Stati sovrani, governi e relativi popoli, i politici sono costretti a rivolgersi agli stessi manovratori criminali come Tourre o Cassano o Goldman Sachs per aggiustarla, essendo questi gli unici che sanno come funziona il suo infernale motore.
Ok, “adesso gliela facciamo vedere a quella cosa lì”, vero?
Ogni mattina tu ti alzi e pensi a come arrivare alla fine del mese col mutuo, con la rata della cucina o dell’auto, perché poi c’è tutto il resto. Assieme a te si svegliano anche tutti questi: AfW - Bundesverband Finanzdienstleistung e.V., Association Française de la Gestion financière AFG, Association Française des Marchés Financiers AMAFI, Association Française des Trésoriers d'Entreprise AFTE, Association Luxembourgeoise des Fonds d'Investissement ALFI, Association des Banques et Banquiers, Luxembourg ABBL, Association of British Insurers ABI, Association of Chartered Certified Accountants ACCA, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici ANIA, Assuralia, beroepsvereniging van verzekeringsondernemingen Assuralia, British Bankers' Association BBA, Bundesarbeitsgemeinschaft Deutscher Kommunalversicherer BADK, Bundesverband deutscher Banken e.V. Bankenverband, Bundesverband Öffentlicher Banken Deutschlands VÖB, Bureau International des Producteurs d'Assurances et de Réassurances BIPAR, CHAMBRES REGIONALES DU SURENDETTEMENT SOCIAL CRESUS, Conféderation Internationale des Banques Populaires CIBP, EUROPEAN SERVICES FORUM ESF, European Association of Co-operative Banks EACB, European Association of Public Banks and Funding agencies AISBL EAPB, European Associations of Corporate Treasurers EACT, European Banking Federation EBF, European Banking Industry Committee EBIC, European Contact Group ECG, European Savings Banks Group ESBG, European insurance and reinsurance federation CEA, Febelfin NULL, Finanssialan Keskusliitto - Finansbranschens Centralförbund ry FK – FC, Futures and Options Association FOA, Fédération Française des Sociétés d'Assurance FFSA, Fédération bancaire française FBF, Fédération des Experts comptables Européens FEE, Fédération nationale du Crédit agricole FNCA, Gesamtverband der Deutschen Versicherungswirtschaft e.V. GDV, Institute of Chartered Accountants in England and Wales ICAEW, International Association for Financial Participation I.A.F.P., International Capital Market Association ICMA, International Swaps and Derivatives Association ISDA, London Investment Banking Association LIBA, Swedish Bankers´ Association SBA, The Confederation of the Nordic Bank, Finance and Insurance Unions NFU, VOTUM Verband Unabhängiger Finanzdienstleistungs-Unternehmen in Europa e. V., Verband der Auslandsbanken in Deutschland e.V. / Association of Foreign Banks in Germany VAB, Verband der privaten Krankenversicherung e.V. PKV, Wirtschaftskammer Wien/Fachgruppe Finanzdienstleister FG FDL/WKW.