[Paolo Barnard]

15. LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI LETTORI.


Bambiniiiii! Indovinate chi è tornato? Ma SI’, e chi volete che sia che dice….. Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa!

E’ lui! Faretto il gufetto, quello dalla favola quando la luna mi parlò, quel gufetto buffetto con la pancina ciccia e che tutte le volte che atterra fa un disastro, cade, rotola, perché è troppo grasso!

Infatti l’altra mattina me ne stavo in giardino quando sento un fruscio, poi un botto, e poi vedo la solita pallina di piume strapazzate con due occhioni spalancati che rotola rovinosamente verso di me. E infine…. Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa! Tutta colpa del tuo stupido giardino che è pieno di buche!” sbotta Faretto il gufetto.

Io mi chino e dico: “Faretto! Ma non dovevi metterti a dieta?”. E lui: “Certo, infatti sono dimagrito!”, e si dà un contegno. Io guardo bene la sua faccina e vedo che ai lati del suo beccuccio curvo ci sono due ‘baffi’ di un bel marron scuro. “E quei due baffi di cioccolata cosa sono, eh? Faretto?”. Lui: “Gggggggiuro che riggggiuro di giuro puro! Ho solo portato un cioccolatino a un amico e mi devo essere sporcato il becco…. Ehm… Uff… Ma insomma basta con sta storia, io sono qui per una cosa seria!!!!!! Mi vuoi ascoltare?” e mi guarda arrabbiato.

Ok, dai, facciamo finta di niente. Faretto mi racconta un fatto incredibile. Ma prima bambini dovete sapere che io mi chiamo Paolo; e seconda cosa dovete sapere che vicino alla città dove io vivo c’è un’altissima montagna, e in cima ad essa vive un’aquila reale immensa, grande come un uomo, bellissima. Certe mattine la vediamo volteggiare nel cielo, lassù in alto alto, e che spettacolo! Bè Faretto mi racconta:

Paolo, tu non ci crederai, ma l’aquila reale della montagna ha sbattuto la testa, e ora non capisce più niente! Paolo!!! La cosa grave è che si è convinta di essere una… una… PECORA!!!!!! Noi uccelli siamo tutti disperati. L’aquila ora se ne sta nel suo nido e fa Beeee beeee tutto il giorno! Dobbiamo fare qualcosa!” Io rimango di sasso. Ma Faretto insiste e insiste e alla fine mi convince a fare una cosa che, bambini!, Dio santo che avventura che è stata. Mi convince a scalare la montagna e ad andare a parlare con l’aquila, per farle capire che è diventata matta, per dirle che lei è un’aquila e non una pecora! Insomma, metto gli scarponi e io e Faretto iniziamo la scalata.

Io mi arrampicavo, lui svolazzava intorno a me mentre io piano piano salivo. Ma bambini, accidenti, quella montagna era altissima e ripida, e insomma io a un certo punto comincio ad avere paura, aggrappato alla roccia come una ventosa!  “Faretto, in che razza di pasticcio mi hai cacciato!” grido. E lui, sto birbante cosa fa? Inizia a ridacchiare e mi prende in giro: “Hahahaha! Paoletto il ragnetto, hahahaha sembri un ragno fifone!... Paolettooooo il ragnettooooo… Paolettooooo il ragnettooooo… hahahahah!”. E io: “Brutta palla di ciccia, aspetta che ti metta le mani addosso e vedrai se ti va di scherzare!”. Ma poi le cose si complicano, perché a un certo punto, bimbi, mi viene una gran pipì, e come facevo a farla aggrappato alla montagna con mani e piedi? Esclamo: “Faretto, ho… ho… la pipìììì”, e lui sempre svolazzandomi attorno: “Hahahahah Paolettooooo piscialettoooo…. Paolettooooo piscialettooooo… hahahaha!”. Mamma mia che rabbia, io sono lì appeso nel vuoto, impaurito, con una gran pipì, e sto scemo mi prende in giro…. Grrrrrrrr che rabbia!

Insomma, l’avventura continua.

A un certo punto dell’arrampicata, ci troviamo su una specie di grande terrazza di roccia piana, per fortuna. E io lì crollo esausto a riposarmi. Ma poco distante io e Faretto vediamo che c’è un grande stambecco sdraiato a dormire. Muscoloso, e con le sue possenti corna. E cosa fa quel barbagianni di Faretto? Lo va a svegliare! “Hey ciao, noi siamo…”, non finisce la frase che lo stambecco furioso di essere stato svegliato inizia a corrergli dietro cercando di incornarlo. Che scena! Faretto che con le sue zampettine ridicole corre in tondo con gli occhioni spalancati dalla paura, e lo stambecco che sembrava dire “Mò se ti becco!”. E lì fui io che iniziai a ridere come un matto: “Farettoooo incornatoooo, se l’è meritatoooo… hahahaha, Farettoooo incornatoooo, se l’è meritatoooo…” mi misi a cantare. Per fortuna a un certo punto il gufetto, nonostante la pancina ciccia, riuscì a levarsi in volo e si salvò. Bene…

L’avventura continua.

Finalmente arriviamo sulla cima della montagna, dove sta il nido della grande aquila reale. Faretto le dice: “Aquila, ti presento Paolo il mio amico, ascoltalo ti prego, lui sa tante cose e vedrai che ti guarisce”. La possente aquila mi guarda e fa: “Beeee… beeeee!”. Oddio, che pena, ma nonostante tutto io inizio a parlarle, e le faccio tutto un gran discorso. Alla fine l’aquila ci guarda e dice: “Scusate, non è che per caso avete un po’ d’erba fresca da brucare? Beeeee….”. Santo Cielo! E adesso che si fa? Dopo tutta sta fatica, siamo punto e da capo… Ma Faretto il gufetto spalanca gli occhioni e mi dice: “Idea geniale!!!!!! Sai cosa faccio? Volo giù dai camosci della montagna, e col loro aiuto ci portiamo qui una pecorella. Così l’aquila vede la differenza fra lei e una pecora vera e magari torna in sé!”. Io guardo il mio amico, e mi metto le mani nei capelli: “Ma che idea stupida è questa Faretto! Non fare lo scemetto…”. Niente, il gufetto parte in picchiata e da lassù lo vedo che va a confabulare con un branco di camosci cento metri più sotto.

Ora bambini voi dovete sapere che i camosci sono animali un po’ simili alle capre ma molto più belli, che vivono sulle montagne più ripide e sono abilissimi a scalarle coi loro zoccoletti. Insomma, l’avventura continua.

Dopo qualche ora vedo infatti quattro camosci arrivare fino al nido dell’aquila reale con, sulla groppa, una povera pecorella tutta bianca. Faretto, tutto fiero della sua idea, ora chiama l’aquila e le dice: “Aquila, oh! Sveglia!!!!!!! La vedi questa? E’ una pecora, e tu sei differente! Accidenti di un accidenti! Lo vuoi capire o no?”. Ma mentre Faretto faceva la sue sciocchissima sceneggiata, la povera pecorella se ne stava tremante di paura sull’orlo del nido, lassù dov’eravamo a mille metri di altezza, e guardava di sotto terrorizzata. Talmente terrorizzata che a un certo punto, bimbi, perse l’equilibrio e…. CASCO’ DI SOTTO! MAMMA MIA CHE DISASTRO! La pecorella precipitava e io non potevo fare nulla! Sarebbe morta! Dio Dio che disastro!

Ma a quel punto una cosa incredibile accadde! La maestosa aquila aprì le sue gigantesche ali e spiccò il volo precipitandosi come un razzo verso la povera pecorella che cadeva. L’afferrò coi suoi potenti artigli, e con un volo a lenti cerchi scese alla base della montagna e la appoggiò delicatamente su un prato. Noi, bambini, eravamo sbalorditi. SBA-LOR-DI-TI! Cos’era mai successo? Bè, era successo che la terribile scena della piccola pecora che precipitava aveva risvegliato la vera natura dell’aquila reale, che di colpo era tornata sana di mente. Infatti quando la maestosa aquila ritornò sul nido in cima alla montagna dove io e Faretto ancora eravamo, ci guardò e disse con voce possente: “E voi due che ci fate qui?”. Che sollievo, l’aquila era guarita! La pecorella salva.

Ma l’avventura continua.

Faretto”, faccio io, “Ok devo ammettere che la tua idea ha funzionato. Ma adesso mi dici come cavolo faccio a scendere giù per la montagna senza corde? Eh?”. Il mio buffo amichetto gufetto si fece serio e faceva la faccia di chi sta pensando… Alla fine ecco la sua gloriosa risposta: “Boooooooooo?????!!!!”. Mannaggia la miseria, giuro che lo volevo prendere a calci nel sedere, sto Faretto scemetto, ma mentre pensavo questo, mi sento afferrare le braccia dalla possente aquila reale che mi solleva dal nido e volando inizia portarmi giù, come fosse una specie di ascensore del cielo. Bambiniiiiii!!!!!! Che emozione! Vedevo dall’alto le valli e i fiumi, i camosci arrampicati sulle rocce, sentivo il vento e mi pareva proprio di avere le ali. Il mio amico gufetto volava di fianco a noi, ma… ma…

… sapete cosa dice a un certo punto sto barbagianni di un volatile? Mi dice: “Faretto ora ti fa lo scherzettooo!!!!!!!” e ride. In men che non si dica, il gufetto, mentre io stavo appeso per le braccia alla grande aquila, mi sbottona i pantaloni con suo becco, e così mi cascano giù alle caviglie, e io… io… RIMANGO IN MUTANDEEE! Che figura da scemo bambini! Che figuraaa! io appeso a una Regina della montagna con le braghe giù e in mutande!

Faretto maledetto stupidotto! Giuro che quando ti prendo ti faccio cotto!” gridai furibondo, sempre mentre volavamo verso la base della montagna. E lui, sto birbante: “Giù i pantaloni si vedono i mutandoniiiiii! hahahaha! I mutandoniiiiii…. i mutandoniiiiii!”. Bimbi, insomma, finalmente la grande aquila arriva sul prato alla base della montagna e mi lascia lì. Io, rosso in faccia dalla vergogna, le dico grazie, e lei con quel modo di fare molto regale, guarda me e il mio amichetto gufetto e se ne va.

Mi tiro su i pantaloni, e… e bimbi stavolta è meglio che Faretto spicchi il volo in fretta, perché se lo becco quel furfante lo faccio dimagrire a sculacciate in 15 minuti, giuro! E infatti mi metto corrergli dietro, e lui coi soliti occhioni spalancati capisce la malaparata e fugge come una saetta, ma come al solto la sua pancetta gli impedisce di decollare in fretta… ma proprio mentre lo sto per prendere, lui spicca il volo, birbante di un gufo. Che rabbia! Solo che, hahahah bambini, Faretto credendosi ora al sicuro vola in alto e si gira a guardami ridacchiando, e siccome guardava in basso verso di me va a sbattere con la testa contro un grosso ramo di un albero….

….. SSSBANG! Che craniata! Infatti me lo vedo cadere rotolando rovinosamente come al solito verso di me. “Ahi Ahi! Che mmmaleeee, Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa!, che mmmaleee!” protesta Faretto. Bè, bambini, in quel momento ho pensato che come punizione per tutti i guai che mi aveva fatto passare era sufficiente, via!

E così mi caricai il mio buffo amico Faretto mezzo intontito su una spalla e ripartimmo insieme verso nuove avventure!

 

(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)