[Paolo Barnard]

47.000 euro.

La sentenza del tribunale di Roma è arrivata. Paolo Barnard, la RAI e Milena Gabanelli sono condannati a pagare 47.000 euro di danni al dirigente di una multinazionale del farmaco che fu da me filmato, in qualità di redattore di Report, mentre ammetteva l'esistenza della corruzione dei medici durante i congressi-vacanza di lusso (reato penale che danneggia milioni di ammalati, e che ne uccide ogni anno migliaia).

Come è noto (http://www.paolobarnard.info/censura.php), RAI e Milena Gabanelli mi hanno non solo abbandonato in giudizio, ma si sono accaniti affinché il giudice mandasse solo me al macello dei risarcimenti, nonostante l'inchiesta in oggetto fosse stata da loro voluta, apprezzata, vagliata, e replicata. Come è noto (http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=133), oggi la scure maneggiata contro di me dal binomio RAI-Gabanelli si è abbattuta proprio sulla conduttrice di Report. Come è noto, nel 2008 io da solo denunciai pubblicamente l'abominio dell'abbandono legale da parte degli editori ai danni dei loro giornalisti free-lance quando vengono denunciati dai 'gaglioffi' smascherati dalle loro inchieste. A quel tempo Milena Gabanelli e i suoi valenti redattori mi diedero del vigliacco piagnucolante. Non gradiva, la 'paladina', che si sapesse ciò che ella stava facendo contro di me e contro l'anima stessa della libera informazione pur di compiacere ai suoi dirigenti in RAI.

Oggi Gabanelli, privata dell'assistenza legale, reagisce stoicamente: "Continueremo comunque". Report andrà in onda lo stesso. Ma in quel modo la signora di Report ha per la seconda volta cucinato la sua viltà e la sua paura di perdere la carriera in RAI sfornando un finto eroismo. Quasi tutti ci sono cascati, e sono in tripudio per il 'coraggio' di questa donna e dei suoi seguaci nell'andare avanti in ogni caso. Coraggio?

L'andare avanti in ogni caso di Milena Gabanelli è l'esatto contrario, è il piegarsi alla logica abietta del 'padrone' RAI permettendogli di perpetrare la sua ingiustizia senza conseguenze, senza cioè una ribellione pubblica della redazione del programma, alla stregua di ciò che fece il pool di Mani Pulite nel 1994 contro altri abietti padroni; senza una presa di posizione pubblica di Gabanelli contro i suoi datori di lavoro, che farebbe clamore; senza un incrociare le braccia chiamando a raccolta altri giornalisti per paralizzare i palinsesti in difesa del diritto alla tutela legale, cioè lotta civica, che è ciò che fecero per secoli i veri eroi dei nostri Diritti. Ma quegli eroi, a differenza di Milena Gabanelli, accettavano di pagare il prezzo del coraggio. Un prezzo che lei non pagherà mai e poi mai, perché il rischio per lei e per i suoi vassalli è di perdere ben di più di qualche causa civile. Il rischio è di perdere la carriera, la fama, lo stipendio, le amicizie che contano nel nome di un battaglia per un principio. Meglio di no, meglio chinare il capo e farla passare liscia agli scherani del Cavaliere a viale Mazzini. Questo è il suo 'coraggio'.

Ciò che voi, pubblico, guadagnerete dal permanere in onda di Report a ogni costo (a ogni costo), è mille volte inferiore a ciò che perderete. Perché nel breve termine avrete ancora qualche sprazzo d'informazione, ma nel lungo termine morirà per sempre il coraggio di ribellarsi radicalmente, e con esso non morirà solo l'informazione, ma anche la speranza. Se non capite questo, è finita.

Nel 2008 chiesi pubblicamente a Report di schierarsi con me nella denuncia degli editori che abbandonano i loro giornalisti. Certo, il rischio era altissimo, e io ho pagato le conseguenze di quella denuncia, pesanti, tanto. Dalla redazione di Gabanelli mi arrivò disprezzo, "noi continuiamo a lavorare", mi scrissero col piglio 'eroico' del lavoratore che non vuole disturbare il padrone. Non sapevo che il coraggio si esprimesse così. Per fortuna, così non lo espressero per secoli gli uomini e le donne cui dobbiamo ogni libertà che ci è rimasta.