[Paolo Barnard]

IL CETRIOLO IN TASCA, E IL DISASTRO DEL LAVORO IN GERMANIA.

 

Dopo che avrete letto questo articolo, comprate un cetriolo grosso e duro e tenetevelo in tasca o in borsetta. Il primo che vi dice che il modello del lavoro tedesco è un successo che Renzi imita, ficcategli il cetriolo in culo. Ma forte.

(così s’inizia un articolo d’economia come si deve!)

LE PUNTATE PRECEDENTI.

Nel 2003 la Germania di Gerhard Schroeder introduce riforme del lavoro più ampie della sua storia, le riforme cosiddette Hartz. In sintesi: flessibilità selvaggia, libertà di licenziamento, e limiti forti al (prima generoso) diritto del sussidio di disoccupazione. Nascono in Germania i mini-lavori (minijobs), quelli a chiamata, per 24 ore, per una settimana ecc., roba che conosciamo bene. Oggi un minijob tedesco paga 450 euro al mese detassati ma senza pensione, sanità, maternità ecc.

La dirigenza industriale tedesca, da bravi ex nazi, gioisce dell’espansione europea all’Est perché naturalmente la massa di poveracci dell’Est Europa fa da concorrenza ai lavoratori tedeschi con una gara al ribasso degli stipendi. E hanno la faccia tosta di dirlo in pubblico. Jorg Kramer di Commerzbank ricorda oggi come “si ricattavano i sindacati dicendogli che o accettavano la flessibilità e tagli salari, oppure i datori di lavoro impiegavano gli sfigati dell’Est”.

OGGI

Risultato: la Germania ha avuto stipendi medi stagnanti e non al passo dell’inflazione per 10 anni. Oggi la Germania ha la proporzione più alta di lavoratori sotto-pagati, a fronte del reddito nazionale medio, di tutta l’Europa.

Ci sono oltre 6 milioni di minijobs in Germania, che affliggono per tre quarti le donne. Impossibile sopravvivere su questi redditi, impossibile programmare un matrimonio e figli, la casa un sogno. E ovviamente le famiglie tedesche devono andare a pescare sul risparmio privato per mantenere i propri figli. Infatti i minijobs colpiscono soprattutto gli under 25, ma, cosa ancora più triste, i secondi in classifica sono gli anziani, pensionati costretti a tornare a lavorare per sopravvivere. Le tutele sociali tanto sbandierate nel 2003 nelle riforme Hartz, non sono sufficienti per milioni.

Infatti il punto più basso di questo disastro ce lo racconta il Der Spiegel. Ci sono quasi mille organizzazioni tedesche oggi esistenti per la nutrizione dei poveri, fra cui appunto anche i cosiddetti ‘tutelati’ sotto le regole Hartz. Parliamo di un milione e mezzo di tedeschi che non ha da mangiare come conseguenza delle riforme degli scorsi 10 anni. E poi peggio: la situazione sociale di questa enorme massa di cittadini è divenuta così precaria che le organizzazioni di beneficienza sono state costrette ad espandere i loro interventi anche in quello che una volta era ad appannaggio dello Stato Sociale Tedesco. Ma il risultato è catastrofico: le organizzazioni non avevano i fondi per farlo e ora stanno andando in bancarotta.

Poi: c’è anche una crescente percentuale di studenti tedeschi che è costretta a nutrirsi presso queste cucine di beneficienza. Per forza, dopo le ore di lezione, dopo le ore di studio, dopo i minijobs a singhiozzo con chiamate a casaccio, e i ‘grandiosi’ 450 euro al mese, o hai papà o hai la pappa della beneficienza.

Infine una cosa sordida a dir poco. La Merkel si vanta di una bassa disoccupazione tedesca al 5,2%... per forza, l’ufficio per le statistiche del lavoro diligentemente segna i minijobs come ‘occupati’, solito trucco fin banale da ricordare e che già è in vigore in USA da 25 anni. Ed infatti EUROSTAT (l’Istat UE) ha stabilito la REALE disoccupazione tedesca all’11,9%.

E ricordatevi, a dispetto delle fole che erano vere 15 anni fa in Germania (“un operaio della VW guadagna una fortuna…”) ciò che ho scritto all’inizio: la Germania ha avuto stipendi medi stagnanti e non al passo dell’inflazione per 10 anni ormai. E adesso gli stipendiati la prendono nel sedere due volte, visto che anche la Germania è ufficialmente in deflazione, come tutta la UE.

Ok, direi che è tutto. Vai col cetriolo.