[Alcune considerazioni su...]

(versione stampabile)


Vittorio Arrigoni, l’ISM, e la mia vergogna.

 

Vittorio, mi vergogno. Mi vergogno perché nessuno ancora mi ha ucciso per la mia lotta. Come è accaduto a te. Mi vergogno perché non ho fatto abbastanza per far sapere chi eravate voi, tu, Rachel Corrie, Tristan Andersen, voi dell’International Solidarity Movement, che lotta per difendere i palestinesi, cioè le vittime dell’ultimo genocidio della modernità, perpetrato dai nazisti d’Israele.

Voi, che a 23 anni vi ho visti in piedi col giubbotto rosso in un campo di bietole mentre col vostro corpo, il corpo di 23 anni, facevate scudo fra i proiettili dei nazisti israeliani e i contadini palestinesi che erano lì per raccogliere di che sfamare i propri bambini, in una terra che fu loro, che è loro. Mentre i nazisti israeliani gli sparavano addosso per puro sadismo, per il peggior razzismo che oggi sopravvive sul Pianeta.

Voi, con le stesse faccine che hanno i ventenni italiani fatti di borotalco che oggi vedo nei pub, voi con quelle faccine, dritti in piedi contro proiettili veri, che uccidono, come quello che è stato colto dalle vostre telecamere conficcarsi a 20 cm dal piede di una bimba di 20 anni che non ha mosso un dito, anche se tremava a occhi chiusi.

Io mi vergogno Vittorio, voglio morire come te per quello in cui credo, ma nessuno mi uccide.

Vittorio Arrigoni, perdonami, non ho fatto a sufficienza per celebrarti, per celebrare il coraggio immenso dell’ISM. Mi vergogno Vittorio.

Voglio essere ucciso come te e come Peppino Impastato.

 


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