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DUE FOLLIE A PIAZZA NAVONA, NON UNA

La strumentalizzazione che gli insegnanti liceali italiani stanno facendo dei loro alunni in queste ore mi dà la nausea. Insegnanti, che contano fra le loro fila vasti numeri di psicopatici che da decenni devastano le anime dei loro allievi, che li umiliano, tiranneggiano, logorano ogni mattina dell’anno e cui è garantita l’impunità totale; che mai si sono sognati di immaginare un sistema scolastico che non istighi all’odio per la cultura e che al contrario insegni materie che contano per un adolescente affacciato al terzo millennio; che spacciano per amore per i loro ragazzi il mantenimento del loro potere così oscenamente usato, ebbene questi insegnanti oggi portano in piazza dei ragazzini principlamente per la difesa della propria Casta e poi gridano allo scandalo se la piazza li mette a repentaglio.

Leggete su Repubblica online la testimonianza di tale Elena (link), una “prof.”, come la definisce il sito. Ella si trovava in piazza Navona durante un attacco da parte di teppisti non precisamente identificati. Costoro avrebbero menato all’impazzata chiunque si trovava a tiro, ragazzini inclusi. Elena scrive: “La piazza era piena di ragazzini intorno ai 15 anni… ho cercato di calmare le ragazzine che erano intorno a me… Ma dov'è la polizia? Stanno picchiando dei bambini!!”.

Credo che a chiunque sia rimasto un briciolo di intelletto libero e di coscienza civica, la prima domanda che balza alla mente non è ‘Ma dov’era la polizia?’, bensì ‘Ma perché quei “bambini” erano lì?’.

La protesta di piazza italiana è da decenni il luogo designato di violenze selvagge. E’ patrimonio dell’esperienza di chiunque abbia fatto almeno l’abc dell’attivismo politico/sociale che il rischio primario della protesta di piazza è sempre quello dello scontro fisico, che infatti supera in percentuale e di gran lunga qualsiasi altro rischio. Il rischio della violenza di piazza è un fatto oggettivo oggi, ed è ininfluente qui e ora sottolinearne l’ingiustizia e l’inaccettabilità (che sono lapalissiane), poiché esso c’è e un cervello responsabile ne deve tener conto. A fronte di ciò, portare in piazza dei poco più che “bambiniè da folli. Ed è ignobile, se si aggiunge che questi minori vengono esposti a rischi estremi per oliare una macchina d’interessi che scarsamente comprendono e che peraltro li sta in maggioranza trasformando in automi programmati all’inattività civica per il resto della vita.

E che non si campi come scusante il valore pedagogico del far vivere ai ragazzini le prime esperienze di partecipazione civica. Anche soccorrere esseri umani vittime di un disastro naturale è un’azione di elevata partecipazione civica e di insegnamento morale. Ma chi, con criterio, porterebbe dei minori a spalare le macerie di un terremoto, col rischio reale di ferirsi o peggio?

Se vivessimo in una società che ancora mantiene un briciolo di sanità mentale, davanti al magistrato dell’eventuali indagini sui fatti di piazza Navona dovrebbero comparire innanzi tutto gli insegnanti, poi i genitori di quei “bambini”, i dirigenti di polizia non intervenuti e infine i teppisti.

 


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