[Alcune considerazioni su...]

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PER GLI AMMALATI TERMINALI ABBANDONATI A SE STESSI: COME UCCIDERSI.

 

 

AVVISO: Questo articolo parla della morte da malattia terminale. Premetto che in Italia da anni esistono i Centri Medici di Cure Palliative, talvolta siti negli stessi policlinici, dove ogni aspetto del morire viene reso almeno tollerabile nei sintomi e dove le famiglie sono soccorse in, quasi, tutto. Ma nella realtà di questo Paese è ancora vero che migliaia di ammalati terminali sono abbandonati a morire soffrendo come bestie. Le righe che seguono sono dedicate a coloro, fra gli abbandonati alle agonie di fine vita, che cercano una via d’uscita quando né medici né strutture li aiutano.

*** 

L’anestesista me lo gridò in faccia, sbattendo il pugno destro sul tavolo, le dita serrate attorno a una biro, e io ricordo di aver pensato “Madonna, se la biro le si sbriciola tagliandole le dita, come fa domattina a operare?”. E mi gridò “Ecccerto! Come no! In Italia si fanno leggi bellissime sui diritti, su cosa noi medici dovremmo fare, sul dolore dei malati, sulla dignità… bla, bla… ma sa signor Barnard, venga a vedere qui al Sant’Orsola di Bologna, con la sua 'grande' Università... come poi stanno le cose!”. Ha i capelli grigi, non è lo sfogo di un giovane, ha titoli da vendere, è medico Dirigente, di quelli che noi immaginiamo Dei in camice bianco che impartiscono ordini ai sottoposti poi vanno a casa in villa e hanno lo studio privato. Ma no. Quest’anestesista ha appena finito un turno di 16 ore filate per trapianti, sono le 20,55 della sera e nelle prossime sette ore deve vivere, parlare ai figli, mangiare, lavarsi, dormire, ma anche riapparire in sala operatoria. Cosa voglio dire?

Voglio dire ciò che mi ha detto, mica di più: cioè che ci saranno anche le leggi per garantire la palliazione a chi sa che fra poco morirà ischeletrito, metastatico, o pluriparalitico affogato nel catarro, decubitato, e con attorno chi ama ridotti a ruderi emotivi. Ma quelle sono leggi. La realtà per molti di noi sta invece nella galassia della porta accanto, persino nel grande policlinico universitario, immaginate come si muore lungo la dorsale alpina, quella appenninica, nelle provincie del sud, nelle province del nord. E allora ecco il mio contributo per gli abbandonati da Ius et Medicina. Ecco come dare a voi stessi una morte dignitosa quando non ce la farete più. Oppure già oggi che non ce la fate più.

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Inutile sprecare parole sul sadismo della negazione collettiva (e Vaticana) della morte, che costringe masse di persone a morire in modo atroce e a sfregiare per sempre la vita di chi li ama e li vede morire come cani agonizzanti su un tratto autostradale.

Non c’è bisogno di aspettare i Parlamenti, che arriveranno all’Eutanasia fra diecimila anni. Che io sappia ci sono tre modi di uccidersi quando la malattia terminale ti ha portato al punto di non più speranza e di non più dignità, quando le piaghe da decubito puzzano al punto che persino gli infermieri faticano a medicarti, quando vomiti 12 volte al giorno, quando gli occhi di tua moglie o di tuo marito o di tuo figlio sono ridotti a buchi neri in un abisso di dolore che nessuno può alleviare.

 

C’è un metodo, diciamo, casalingo, che non richiede nessun aiuto medico o specialistico. Ci si procura una mascherina di quelle bianche anti-polvere, un grande sacco di plastica, un elastico grosso ma più stretto del proprio collo, un banale sonnifero o benzodiazepine (pillole se si riesce ancora a deglutire corpi solidi o gocce se no). Prima cosa: assumere quantità almeno quadruple sulla norma del sonnifero/benzodiazepine, possibilmente dopo aver assunto farmaci anti emetici. Seconda cosa: indossare la mascherina anti polvere. Terza cosa: stando sul letto ma seduti con la schiena contro i cuscini, quindi schiena eretta ma sostenuta da entrambi i lati da altri cuscini per non cadere a sinistra o destra, mettersi il sacco di plastica in testa (deve essere almeno 4 volte le dimensioni del cranio). Quarta cosa: sigillare il sacco – che deve arrivare fin sulle spalle – all’altezza del collo con l’elastico. Quinta cosa: tenere coi pollici l’elastico lontano dal collo finché non ci si addormenta. Sesta cosa: alla caduta nel sonno i pollici crollano e l’elastico si chiude sigillando il sacco di plastica attorno al collo. La persona continuerà a respirare l’ossigeno nel sacco di plastica, poi quando l’ossigeno terminerà, respirerà la propria anidride carbonica, fino a morire. Il vantaggio della mascherina antipolvere è che quando i polmoni tireranno l’aria che non c’è più, la plastica non entrerà in bocca e non procurerà senso di soffocamento. La persona è addormentata, e morirà senza accorgersene per anidride carbonica (ma attenzione leggete sotto ***). Tutto questo può essere fatto dal morente stesso se ce la fa, o aiutato da un familiare. Morte per scelta propria di un ammalato terminale (si lasci uno scritto a mano vicino al corpo), nessuno sospetterà di nulla. 


Questo metodo fu inventato da Derek Humphrey, il padre della prima legge sull’eutanasia del mondo, in Oregon USA, me lo trasmise egli stesso quando lo intervistai (leggete sotto).


*** Un altro esperto del suicidio in condizioni di sofferenza terminale, il dott. Philip Nitschke, sostiene che in questo metodo vi sia il pericolo che l'anidride carbonica causi nei polmoni una reazione istintiva di sopravvivenza, per cui la persona potrebbe svegliarsi e strapparsi il sacco dal volto. Derek Humphrey non mi citò questo pericolo perché dedicò questo metodo ad ammalati talmente talmente spossati da rendere assai improbabile una reazione fisica, specialmente sotto dosi potenti di sonniferi. Tuttavia il dott. Nitschke consiglia altri metodi assai più complessi qui https://www.peacefulpillhandbook.com/ .

 

 

Il secondo metodo è scientifico, e mi è stato suggerito da un grande clinico che stava morendo di cancro. Se si ha un medico amico, o un farmacista amico, ci si procura insulina e siringhe relative. La persona morente va sedata con sonniferi o con benzodiazepine. Le si inietta dosi elevatissime d’insulina fra le dita dei piedi con la siringa per diabetici, continuativamente fino a raggiungere un coma ipoglicemico, e poi la morte. Neppure in questo caso, mi disse quel clinico, l’anatomopatologo riesce a scoprire le cause della morte. Spero che questo metodo sia veramente valido, come mi disse quel grande medico, e non procuri effetti troppo spiacevoli mentre la persona muore, non dovrebbe. Spero che veramente non sia rilevabile all’autopsia eventuale. Ma la morte è assicurata.

 

Terzo metodo. Sempre in ambito medico, e se si ha la fortuna di avere un medico amico, o un farmacista amico, ci si procura cloruro di potassio e ce lo si inietta in vena, o ce lo si fa iniettare. Ferma il cuore immediatamente, ma questo è rilevabile all’autopsia, con relative conseguenze penali se l’operazione è eseguita da familiari del morente. La scelta è vostra. Io per una persona che amo lo farei.

 

(Qui occorre una nota: Io sto parlando per la compassione di chi oggi in questa società è condannato dalla pavidità dell’uomo, di moltissimi medici e dai deliri della Chiesa a morire fra atrocità indicibili, quelle che io ho visto coi miei occhi in 8 anni di assistenza ai morenti, e che tanti di voi purtroppo hanno visto in casa. Chiaro è che se qualcuno userà questi metodi per uccidere esseri sani e non consenzienti, io non c’entro, come il fabbricante di coltelli non è colpevole se il suo prodotto viene usato per sgozzare una donna/uomo.)

 

Mi assumo tutte le responsabilità di questo scritto. Il diritto di morire senza soffrire come cani maciullati su un’autostrada quando la Medicina aiuta sulla carta ma non nella pratica, e di non vedere le persone che più ami devastate per sempre dal tuo disfacimento straziante, E’ SACRO. E’ SACRO. E’ SACRO.

 

Concludo con una frase dedicata ai credenti. Ero in Oregon per un documentario sull’Eutanasia che la RAI non trasmise mai (ma và?!), intervistavo un morente che aveva scelto l’Eutanasia ma che credeva in Dio. Gli chiesi “Ma lei non teme la condanna della Chiesa?”. La sua risposta fu:

 

Dio, come Cristo ha testimoniato, è molto molto più misericordioso di quello che noi piccoli arroganti uomini e donne vogliamo che Lui sia”.


p.s. Arrivata ora via mail da un uomo che sta morendo di SLA: "Non cancelli più questo articolo, è l'unico che ci dice come fare".

 

 


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