LA FAVOLA PER LA BIMBA MIKAELA,
E PER GLI ALTRI BIMBI. BARNARD
* Mi arriva un Whapp audio da Mikaela, di 7 anni, e mi chiede dove sono finite le mie favole. Giuro sulla mia vita, a sentire la sua vocina negli auricolari mi si è fermato il mondo, sono scomparsi TECH-GLEBA, Valuations, Price to Book, Sergey Brin di Google e Visceral Abstract di IMB. I bimbi sono sacri, li amo più della mia vita. Ecco allora, bimbi, subito per voi, tutto per voi...
LO STRANO CASO DELLA
CASA DEL SIGNOR MILLO.
Il signor Millo si era stufato di vivere in città, “La città? Troppo chiasso, ti schiaccia come
un sasso!” usava dire Millo mentre ogni mattina si recava al lavoro. E ogni
sera rincasando diceva “Ma insomma! Tutta
sta gente, rovina l’ambiente!”. Così il signor Millo era sempre di cattivo
umore. Fino al giorno in cui non ne poté più, prese baracca e burattini e si
comprò una bella casetta di due piani in cima a un colle, fuori città.
Quella casetta era vecchissima, non era di cemento come
tutte le case, era di legno, e non aveva la cucina a gas come tutte le case, ma
la stufa a legna, e non c’era la luce elettrica ma solo le lampade a olio, e la
chiave della porta era di ferro e tutta arrugginita. La casetta era appartenuta
a un’anziana signora, purtroppo scomparsa più di cento anni fa, una signora che
ai suoi tempi era conosciuta come la “Signora
del sorriso”, perché quelle poche volte che la vedevano, per esempio al
mercato, ella sorrideva sempre, e talvolta addirittura sghignazzava. E tutti si
chiedevano cosa aveva da ridere la Signora… perché era sempre così allegra? Dopo
la morte della “Signora del sorriso”,
la casa rimase per tanti anni vuota.
Allora, per ricapitolare: il burbero signor Millo compra una
casetta isolata su un colle che era appartenuta più di cento anni fa a una
Signora che era sempre molto allegra. Ok.
Il primo giorno in cui Millo prese possesso della casa, si
guardò intorno soddisfatto. Ovviamente, essendo stata la casa di un’anziana
signora, c’erano le tendine ricamate di pizzo e fiori, il bollitore dell’acqua antico
col becco, i tappeti di una volta, quadri e stampe antiche, tagliere e
mattarello di legno, e cose sorpassate di questo tipo. Ma Millo non cambiò
nulla. Fece solo mettere la luce elettrica per poter avere il frigorifero, ma
niente Tv, era soddisfatto. E così quel primo giorno se ne andò a letto
contento, sbadigliando. Ronf… ronf… Ma come succede a tutti, nel pieno della
notte Millo sentì di avere la pipì, e si alzò nel buio per andare in bagno…
... quando fu per afferrare la maniglia della porta della
camera da letto, Millo sbatté contro un muro, e diede una bella capocciata.
Ahi!!!, ma dov’è sta porta? eppure… Millo trovò l’interruttore della luce
sempre a tentoni nel buio, e lo accese: la porta della camera era tutta da
un’altra parte! Ma come? Eppure Millo si ricordava di aver spento la luce e che
la porta stava a sinistra del letto, vicino alla specchiera. Booooo?!?! “Vabbè, la casa è nuova, non la conosco”,
pensò lui, e se ne andò in bagno.
Quel giorno in ufficio il signor Millo era come sempre di
cattivo umore perché odiava la città, ma almeno alla mattina non aveva brontolato “La città? Troppo chiasso, ti schiaccia come
un sasso!”, perché sapeva che sarebbe tornato alla sua casetta
isolata. Storse il naso in ufficio quando vide la collega signorina Ginetti, da tutti
chiamata Acidetti, perché era proprio una cornacchia pettegola e acida. Pensate
che un giorno passò di fianco a Millo, che bè… aveva una bella panciotta in
fuori, gli disse davanti a tutti “Scaduto
l’abbonamento in Palestra e rinnovato quello in pasticceria, vedo, signor Millo…
ha ha ha ha!”, e un’altra volta gracchiò “E’ incinta signor Millo? A quando il felice evento?”. Insomma, non
era proprio simpatica la signorina Acidetti.
Quella sera Millo se ne tornò alla casetta, e questa volta
non brontolò “Ma insomma! Tutta sta
gente, rovina l’ambiente!”, perché si pregustava la pace della sua nuova
dimora. Quando arrivò e parcheggiò la macchina in giardino, Millo notò una cosa
strana. Bè? Ma la grondaia di rame non era dalla parte delle finestre del
salotto? Eppure adesso Millo la vedeva completamente dall’altra parte della
casa, dove sta la cucina. Mah! Boooo?!?! “Vabbè,
la casa è nuova, non la conosco” pensò lui, prese la spesa ed entrò.
All’ora di coricarsi Millo guardò bene dove stava la porta,
caso mai che prendesse un’altra zuccata al buio. Poi Ronf… ronf… Ma in piena
notte Millo sentì come….. come se ci fossero dei bisbigli nella casa. Si girò
sul cuscino come un orso, e sbadigliò. Ma poi subito dopo sentì proprio bene un
rumore che veniva dalla cucina. Allora Millo si alzò di scatto è gridò “Chi c’è?!”. Come aprì bocca, Millo sentì
un rumore come cento fruscii velocissimi, tipo che ci fossero cento topi in
casa che fuggivano dappertutto. E infatti Millo pensò proprio a quello. Accese
tutte le luci ma non li vide, c’era solo un tovagliolo ricamato in terra,
basta. Che stranezza. Ma siccome per caso il giorno dopo era sabato, Millo
passò tutta la mattina a rovistare per trovare buchetti da topi in casa, in
giardino, nella cantina… eppure non c’era proprio nulla.
Il resto del sabato lo passò a leggere un libro sulla sdraio
sotto il grande tiglio in giardino. All’ora di cena Millo entrò in casa, e alla
facciaccia della signorina Acidetti, Millo la sera precedente si era comprato
le polpette al sugo e la torta gelato con panna. Si gustò le polpette, ma
quando fu per aprire il freezer per tiare fuori la torta, bè! non c’era! Oddio,
ma sto diventando matto? si disse Millo. Eppure era certo di avercela messa la
sera prima… riaprì il frigo sotto, e lì stava la torta, ormai tutta sciolta e
da buttare. Mannaggia la miseria ladra!!! Millo si stava preoccupando, era
convinto di essere diventato strano, e di fare e di sentire cose strane in
quella casa, così andò dai dottori.
Fu visitato dal Dottor Luigi Nonsisamai, famoso primario, e
dallo specialista cinese Yung Qualcosac’hai. Ma alla fine gli dissero che era
sano come un pesce. Meglio così, ma Millo non era convinto. Troppe cose strane
in quella casa. Allora fece una prova. Se ne andò per 4 giorni a dormire in
albergo, per vedere cosa succedeva, e infatti per 4 giorni tutto fu normale, no
dimenticanze, non strani fenomeni o rumori. Millo tornò nella sua casetta una
sera molto tardi, dopo una cena con gli amici, ma stavolta…
… stavolta eh Nooooo
eh? Noooooo, qui c’è qualcosa che non va accidenti, perché come arrivò con
l’auto in giardino, Millo vide benissimo che attraverso i vetri con le tendine
passava veloce un’ombra scura alta come un uomo e sentì di nuovo quel frenetico
fruscio come se ci fossero cento topi in casa. MA CCCHE SUCCEDEEEEE???!!!
Millo si precipitò dentro, tutto era normale, silenzio di
tomba, la porta di casa era chiusa a chiave, Millo cercò dappertutto, controllò
tutte le finestre che erano ben chiuse. A quel punto Millo sprofondò sulla poltrona a
grattarsi la testa, veramente stranito e ansioso. Quella notte non dormì
neppure.
Così passarono mesi, e sempre piccole strane cose accadevano in casa, ma ormai Millo si era rassegnato. Rimaneva felice di non vivere in città, ma al lavoro era comunque sempre imbronciato.
Allora bambine e bambini, adesso vi svelo il segreto della casetta della “Signora del sorriso”, ma fate ben attenzione, mi raccomando. La “Signora del sorriso”, che come abbiamo detto morì a cent'anni molti anni fa, ……esisteva ancora!!! Nessuno lo sapeva, perché lei era diventata…… un fantasma, un fantasma buono. Ma ancora di più! Tutta la casa e tutto ciò che c’era in casa, erano fantasmi come la “Signora del sorriso”. Erano fantasmi unici al mondo, perché avevano i loro colori come da vivi, e si potevano toccare, ed erano buonissimi.
Come si spiega questo, bimbe e
bimbi? Bè, si spiega con la forza dell’amore.
Vedete, la “Signora
del sorriso” e tutta la sua casa erano esistiti quando non esisteva la
città ai piedi dei colli. La “Signora del
sorriso” se l’era costruita con pazienza e tantissimo amore per le sue
cose. Teneva tutto alla perfezione, curava ogni forchetta o tazzina come
fossero figli. Lei parlava tutti i giorni a ogni singolo oggetto di casa come
se fossero tanti suoi figli, parlava alle tovaglie di lino, o all’orologio a
pendolo, o al divano, o ai quadri, o al lavandino, o ai vecchi libri, o alle
padelle, o ai vasi… ecc. La “Signora del
sorriso” visse così per cento lunghi anni, fino a che un giorno morì nel
suo letto. Campò 100 anni, tanti anni fa nella sua casetta. Ma come ho detto
prima…
… assieme a lei morirono tutte le cose di casa, e la casa
stessa, perché si erano troppo amati e non potevano vivere gli uni senza
l’altra. Morirono e divennero fantasmi, fantasmi buoni ma unici al mondo,
perché erano colorati e si potevano vedere e toccare, ma fantasmi. E così man
mano che le colline si popolarono anni dopo, la gente non si accorse di nulla. C’era
solo una strampalata casetta in cui nessuno viveva, fino all’arrivo del nostro
signor Millo.
E attenti ancora, e qui si spiega lo strano caso del signor
Millo. Ogni notte la “Signora del sorriso”
compariva in casa e viveva felice con le sue cose, che le parlavano, e lei parlava
a loro. Ma non solo. Tutti gli oggetti di casa, essendo ora fantasmi, si
muovevano, cambiavano di posto come accadde con la porta della camera di Millo, ballavano, oppure si riunivano a discutere. Per
esempio, una delle sere in cui Millo faceva Ronf… ronf… ci fu una discussione
animata fra la tovaglia a quadretti e l’asciugamano del bagno mentre camminavano in corridoio, che andò così:
La tovaglia: “Senti
tu, asciugamano, io non ho mai capito perché voi asciugamani avete sempre il
raffreddore!”
Lui: “Per forza, siamo
sempre bagnati! E che sia quando le persone si lavano le mani, e quando si
lavano i capelli, e quando si lavano i denti… uffa e poi quando la gente fa la
popò, aprono la finestra, e d’inverno fa freddo! E ci ammaliamo sempre… uffa! Hai
un bel da dire tu tovaglia, che te ne stai vicino alla cucina calda e ti
mettono sopra i piatti caldi!”.
Oppure un’altra volta che il signor Millo faceva Ronf… ronf…
il grande orologio a pendolo alto come un uomo e che sta in salotto, chiamò la “Signora del sorriso” perché il pendolo e
le lancette stavano litigando:
Il pendolo: “Sentite
lancette, io non ce la faccio più a dondolare, mi gira la testa, e sono già
vecchietto. Adesso se volete muovervi dovete camminare coi vostri piedini,
uffffffi!”
Le lancette: “Ma senti
caro, se fosse per noi ce ne staremmo ferme a rilassarci invece che girare in
tondo in eterno. Protesta con chi ti ha inventato!”
La “Signora del
sorriso” non voleva bisticci nella sua casetta felice, e allora disse al
pendolo e alle lancette: “Amici,
fermatevi tutti, l’orologio è bello anche da fermo, tanto sono le stelle che ci
diranno l’ora”. E tornò la pace.
Ma quella volta dello specchio? Ha! che storia. Accadeva che durante le nottate nella casetta, per esempio le tende di pizzo e fiori ricamati si andassero a specchiare e si rifacevano il trucco per essere belle, come fanno le donne. Oppure i quadri si andavano a specchiare, e si vantavano di essere belli. Si specchiò anche il grande candelabro d’ottone, e quando si vide disse: “Ma con tutta sta cera che c’era e che mi è colata addosso, non mi si vede quasi più! Mannaggia!” E così un po’ tutti usavano lo specchio, che però una certa notte si mise a piangere in un angolo. La “Signora del sorriso” corse a parlargli:
“Specchio mio, amico
caro, perché sei triste?”
E lo specchio: “Perché
io non mi sono mai visto! Tutti si vedono davanti a me, ma io che sono lo
specchio dove mi specchio?” e singhiozzava. Allora la “Signora del sorriso” ebbe una grande idea, mentre il signor Millo Ronf… ronf...
Proprio quella notte c’era un’enorme luna piena, la “Signora del sorriso” prese lo specchio e lo portò nel laghetto in
giardino, dove lo specchio finalmente poté rispecchiarsi! E tale fu la sua
emozione che… si mise a piangere per la gioia! Però bimbi, che specchio
piagnone…!!!!
E torniamo al signor Millo. Vi ricordate quando Millo aveva
visto di notte una grande ombra muoversi in casa e poi il fruscio tipo topi che
scappano? Bè, la grande ombra era proprio l’orologio a pendolo alto come un
uomo, e il fruscio erano tutte le cose di casa, assieme alla “Signora del sorriso”, che fuggivano per
sparire all’arrivo di Millo. Ma quando il nostro amico sprofondò sulla poltrona
confuso e abbacchiato, la “Signora del
sorriso”, che era tanto buona di cuore, ne ebbe compassione. E allora
decise di dirgli tutta la verità.
Capitò una mattina, quando il signor Millo, sempre contento
di essere via dalla città, ma depresso e imbronciato sia per le stranezze che
vedeva che per il dover andare al lavoro, si alzò e andò a farsi il caffè……
Entrò in cucina e trovò sulla tavola una meravigliosa torta di cioccolato a
strati di crema e panna! Millo saltò quasi fuori dalle scarpe sta volta, un’altra
follia?
No, perché dal salotto la “Signora del sorriso” si fece avanti. Millo era di pietra, però il
meraviglioso sorriso di quella donna gli fece sentire un caldo al cuore, per
cui si sedette e la ascoltò. La dolce “Signora
del sorriso” gli disse la verità, e Millo a ogni parola spalancava sempre
più gli occhi, finché sembrò un gufo seduto e panciuto!
Bimbe e bimbi, alla fine della storia che voi già sapete e
che la “Signora del sorriso” gli
raccontò, Millo era passato da depresso e imbronciato a una specie di bimbo con
la panciotta che saltellava per casa entusiasta. Intanto la “Signora del sorriso” gli preparò il
caffè più buono che avesse mai bevuto, e Millo buttò la faccia nella torta e la
finì a morsi. Quando sollevò la testa sembrava un pagliaccio del circo, coi
baffoni di cioccolato e tutta le crema sulla cravatta, e due puntine di panna
sulla punta delle scarpe…
Immaginatelo, doveva andare in ufficio così, e tutta la casa
divenne viva e si mise a ridere. Ridevano i piatti, il colapasta, lo
schiaccianoci... I cuscini da letto corsero dalla camera al salotto, e quando
videro Millo così, risero da scoppiare veramente, le piume volarono ovunque e si
appiccicarono alla faccia e alla cravatta di Millo…… che doveva andare in
ufficio così. E il tavolo rise così tanto che rovesciò la cuccuma del caffè, e
il caffè si mise a inseguire i tovaglioli urlando “Adesso vi macchiooo... adesso vi macchiooo… ha ha ha ha!” e quelli
che scappavano, e tutti ridevano ancora.
Il finale fu che Millo, la sua magica casa e la “Signora del sorriso” vissero per tanti
anni felici, ridendo tutte le notti, solo che così facendo Millo non dormiva
quasi più, e sul lavoro faceva pena. Ma che problema c’era? Millo si licenziò,
così fra l’altro non avrebbe più visto la signorina Acidetti e poteva mangiare
tutte le torte della “Signora del
sorriso” senza rotture di scatole. Perché bimbe e bimbi…
… quando uno ha una casa così, di cos’ha bisogno nella vita?
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