Io e voi che leggete, poveri stronzi, di nuovo
fottuti dal Potere.
Dio mio, il Potere ci ha
fottuti di nuovo, poveri stronzi che siamo tutti noi scribacchini dall’Antiqualcosa,
e tutti voi tossicomani della Rete. Poveri, poveri gonzi, la pena che facciamo è
straziante. Ditemi, dove risiede la stanza dei bottoni di questo meraviglioso
web? Sta in America, fra le mura dell’ICANN, per fare un esempio, ma sta lì,
nelle corporate rooms di quel Paese, proprio quello, chiaro? E allora, allora,
ma vi sembrava possibile che sta gente ci regalasse una macchina da guerra
immane con cui fargli un mazzo così? Ma vi sembrava possibile che se ne
stessero inerti a guardare mentre le ‘belle anime’ del pianeta si armavano di
blog, news networks, social networks, siti, forum, video, piazze virtuali, per
spaccargli la schiena? Peter Sutherland, Leon Brittan, George Shultz, Lloyd
Blankfein, Pascal Lamy, Mario Draghi… i padroni del mondo, gente così secondo
voi è idiota? Stanno tremando di paura, secondo voi, ogni volta che cliccano su
Democracy Now, su Znet, o su Grilloblog? Oppure se ne stanno rilassati nelle
loro suites di Londra, Roma, Parigi e Manhattan? La seconda. Ecco perché, e
vien da piangere.
La Rete esiste in media nelle
nostre case dalla metà degli anni novanta, oggi siamo nel 2010. Diciamo
quindici anni. Prendiamo i quindici anni prima dell’arrivo del web, 1980-1995.
I mezzi di comunicazione e di organizzazione civica fra cittadini attivi di
quell’epoca erano l’equivalente del biroccio col mulo a confronto di ciò che la
Rete ci ha reso disponibile, cioè lo Space Shuttle. Il paragone calza, anzi,
forse è anche inadeguato. Meglio la cerbottana a confronto con la portaerei USS
Enterprise. Se io munisco un uomo di cerbottana per difendersi dal suo nemico,
mi aspetto una lotta. Se gli fornisco una portaerei nucleare e aerei
supersonici mi aspetto un altro tipo di lotta, oserei dire più efficace, cioè
un altro risultato, ben altro. E cosa abbiamo fatto noi con i nostri ordigni al
plutonio nuovi di zecca? Sapete qual è la risposta? E’ che ne abbiamo fatto un
videogioco planetario, e gli stiamo davanti istupiditi, drogati, nevrotizzati,
ma anche compiaciuti nel più straziante autoinganno globale della Storia. Non
abbiamo fatto esplodere una singola bomba, il nemico è illeso, anzi,
rafforzato, con forse l’unica preoccupazione quella di pulirsi dal fondo dei
pantaloni la polvere dei petardini che ogni tanto la nostra portaerei gli butta
fra i piedi. Questa è la realtà, Dio mio. Come abbiamo fatto a ridurci così?
Di nuovo una risposta: è
stato possibile perché, come vado denunciando da anni, la massa delle ‘belle
anime’ occidentali si ostina a non voler capire cosa sia il Potere, o meglio,
si ostina a non voler vedere l’entità della scaltrezza del Potere. Se solo
qualcuno di noi si fosse arrestato di fronte al primo click in rete quindici
anni fa e si fosse fatto le domande che ho scritto sopra, se ci fossimo subito
chiesti “Alt, calma, che è sta roba che
ci hanno scodellato, alt, cosa sta cucinando il Potere qui?”, forse non
saremmo a sto miserabile punto. Perché era evidente, Cristo, che se ci davano
la Rete era perché loro sapevano benissimo cosa la Rete ci avrebbe fatto, lo
sapevano con serena precisione, ci avevano pensato a lungo, si erano
confrontati, e la loro conclusione era che ne avremmo fatto questo videogioco
da videodipendenti all’ultimo stadio, e cioè, udite, l’ennesimo prodotto di
consumo compulsivo della loro Esistenza Commerciale e Cultura della Visibilità,
cioè di nuovo un ulteriore passo verso l’abisso della paralisi civica.
Esattamente ciò che loro vogliono ci accada. Ed è accaduto, siamo sempre più
inerti, noi, manica di deficienti convinti di essere in lotta ogni mattina
quando clicchiamo in questo web che figlia informazioni a ritmo frenetico come
un colossale brodo batterico fuori controllo. In lotta noi, ingozzati d’informazione
oggi a un ritmo così stordente che neppure il tetro immaginario di George
Orwell l’avrebbe potuto concepire come macchina di annullamento civile. Lotta?
Ma dove? Ma i risultati li vedete? Lo ripeto, abbiamo in mano una portaerei
nucleare quando solo pochi anni fa avevamo le cerbottane, e cosa è cambiato?
Gli uomini e le donne
delle cerbottane vissero in un mondo manifestamente imperfetto, ma date un’occhiata:
nell’Italia dei mezzi d’informazione collosi, pochi, e blindati dalla
Democrazia Cristiana-Vaticano costoro furono capaci di ribaltare la Storia del
Paese con divorzio e aborto, difeso quest’ultimo poi nel 1981 con un referendum
da record (67%), in un’affermazione di volontà civica unica al mondo in questo
ambito. Le donne italiane nell’era in cui i computer erano scatole di
dimensioni industriali seppero prendere il maschio latino per le orecchie e
ficcargli la testa nei pannolini puzzolenti dei figli, le braccia sui manici
del passeggino, e si ritagliarono una larga fetta di dignità in un mondo tutto
di pantaloni. Non la perfezione, ma un salto in avanti storico. E, sempre senza
Internet col suo immane seguito di starnazzamenti, gli operai italiani
soffocarono il terrorismo rosso dopo l’assassino di Guido Rossa nel gennaio del
1979, di nuovo una dimostrazione di forza civica ammirevole se si considerano
le tremende condizioni lavorative operaie di allora, sulle quali la tentazione di
scadere nella violenza poteva avere una facile presa. I magistrati dell’Italia di
Fantozzi presero di petto gli scandali petroliferi, quelli dei colossi
imprenditoriali di Stato (IRI), scoperchiarono la P2, e poi ci fu Tangentopoli,
altro capitolo storico senza precedenti forse in tutto l’Occidente che trovò
impeto senza blog, V-day, senza i ‘paladini’ e i loro diecimila libri e video.
Un capitolo questo che di nuovo fu difeso dall’Italia dei rudimentali fax nell’estate
del 1994 (decreto Biondi salva ladri) con una quasi insurrezione popolare (mai
più vista da allora così veemente). In quello stesso anno la tenacia decennale
di un popolo in stracci e costretto alla schiavitù, unitamente al lavoro di
migliaia di attivisti europei armati di telefoni se andava bene, sconfisse l’Apartheid
in Sudafrica. Poco prima era crollato il muro di Berlino, portando fra le altre
cose all’unificazione della Germania, dove io ricordo l’esistenza di vibranti forze
civiche anti imperialiste e anti nucleari di cui ora, col nostro stupefacente
web, non si trova più traccia. E al nucleare, l’Italia del TG1, TG2 e TG3 seppe
nel 1987 porre un freno netto, in un referendum che toccò punte dell’80% di
cittadini contrari all’atomo, che oggi invece rialza la testa nell’indifferenza
quasi generale. Gli anni delle cerbottane, dal 1980 in poi, videro anche l’esplosione
della consapevolezza ambientale grazie a Greenpeace, e il crollo di dittature
fra le più atroci della Storia moderna, in America Latina; lì lottarono per
sbarazzarsi non dico di un Berlusconi, o della Camorra, ma di un impero
neonazista finanziato e armato dalla più grande potenza mondiale, delle sua
infinite camere di tortura e dei campi di concentramento. Lottarono morendo a
decine di migliaia in condizioni disumane, e nessuno di loro mai cliccò un
mouse, non c’era Facebook. Nel 1984, con una telecamera e un aereo bimotore, un
singolo reporter, Mohamed Amin, portò sugli schermi del mondo la tragedia della
fame in Etiopia, salvò milioni, l’ondata di indignazione mondiale costrinse i
Paesi ricchi a mettere in agenda la fame dei poveri per la prima volta. Amin
morì prima ancora che nascessero i blog. E così fu, in una lunga scia di
vittorie contro la barbarie nell’era delle cerbottane.
Poi arriva la Rete,
ohhhhh! Tutto quanto sopra viene in teoria potenziato nelle stesse proporzioni
in cui lo Tzunami potenzierebbe l’ondina della risacca serale. I cittadini
attivi del pianeta, i combattenti per la giustizia, scendono dal mulo e salgono
sull’Eurostar, gettano la fionda e imbracciano i missili Cruise. E allora tutti
con lo sguardo proteso in avanti in trepidante attesa di un’imponente rimonta,
di un mondo migliore.
Negli anni che vanno dal
1995 a oggi la povertà nel Sud del mondo è salita a 2,7 miliardi di esseri
umani, di cui un miliardo sopravvive con 1 dollaro al giorno rispetto agli 800
milioni di dieci anni fa (+200 milioni). La crisi finanziaria dell’anno scorso
ne ha aggiunti 53 milioni, che rischiano la soglia della povertà. Negli Stati
Uniti di oggi quasi 50 milioni di persone soffrono la fame, cioè non possono
nutrirsi più di una volta al giorno; in Italia adesso il 17% delle famiglie è
in grave difficoltà, rispetto al 10% ‘tradizionale’, l’11,2% non arriva a
pagare le spese mediche, infatti un italiano su 5 non fa visite specialistiche
per povertà. Oggi un 10% di italiani ricchi possiede la metà di tutta la
ricchezza, un aumento di concentrazione notevole secondo la Banca d’Italia. E
mentre la crisi alimentare sta uccidendo nel mondo numeri senza precedenti, i
12 miliardi di dollari promessi all'inizio del 2009 dai potenti per sradicare la fame (Millennium
Development Goal) non si sono materializzati, mentre per salvare le banche ne
sono stati spesi dai cinquemila agli undicimila di miliardi di dollari, secondo
le stime. Ma cliccando sui mouse della nostra nuova macchina da guerra abbiamo
eletto Obama!, certo. Cioè sfruttando la coglionaggine di milioni di attivisti
di tastiera si è permesso a un truffatore guerrafondaio, omertoso protettore
della CIA, filo sionista di ferro, baciapile dei banchieri che oggi ha il
gradimento più basso nella storia delle presidenze USA dai tempi di Dwight
Eisenhower, di occupare il posto di uomo più potente del mondo. Che risultato!
Navigando con la nostra portaerei le portentose onde dei blog d’informazione,
contro-informazione e contro-contro-informazione a suon di decine di milioni di
articoli e video ci siamo fatti scappare dai buchi del radar circa 68 guerre,
di cui due, Iraq e Afghanistan, nonostante abbiamo ricevuto la più ampia
esposizione mediatica della Storia umana. Ah, scordavo, ci è scappato nell’era
della trincea di tastiera anche il ritorno in grande stile della tortura,
dibattuta tranquillamente sui banchi parlamentari figli di Cesare Beccaria,
povero Cesare. La spesa militare globale del 2008, secondo SIPRI, è stata di
1.464 miliardi di dollari, con un aumento del 45% rispetto a dieci anni prima,
altra risonante vittoria dei pc internettiani. Nell’era del web assieme all’onanismo
dei social networks è esploso anche il nuovo Panic Marketing, quello della
mucca pazza, di Ebola, della Sars, dell’Aviaria, della Suina, quello che ha il
doppio scopo di distrarci in massa dalle questioni concrete e di alleggerirci
il portafoglio, e lo sapete, vero, che a proposito di questo noi italiani siamo
adesso in passivo per 184 milioni di euro cacciati nel pattume della Suina? E
mentre noi cittadini cybercombattenti civici facciamo le ore piccole per non
perderci la denuncia numero 430.871 del paladino numero 346 sul blog 5.329 dove
sono postati i commenti numero 3.786.987.760, capita che i diritti dei
lavoratori si siano estinti… ci siamo distratti un attimo e puff, non ci sono
più. Oggi il 52% degli elettori di Berlusconi, di Berlusconi!, approva le
occupazioni delle fabbriche da parte di operai disperati; i due terzi dei
leghisti approva la mobilitazione della CGIL, e l’80% degli italiani sostiene i
picchetti davanti alle fabbriche. Significa forse che un’ondata di sinistra sta
spazzando l’Italia? No, significa che un’ondata di disperazione senza
precedenti sta spazzando elettori a 360 gradi trascinati mai come oggi di
fronte al crollo del bene essenziale del lavoro. Un milione e
seicentocinquantamila lavoratori italiani se perdessero il lavoro non avrebbero
neppure un euro dallo Stato. Il 61% di tutto il lavoro precario italiano è
giustificato unicamente dalla “tendenza a
ridurre il costo del lavoro e il costo-opportunità legato alla possibilità di
licenziare”. Ma non eravamo noi, i cittadini attivi, che armati di webpower
dovevamo migliorare la Storia? Perché sta tutto peggiorando nonostante il
tripudio di megawatt di potere informativo e formativo della Rete? Quando il
pool di Mani Pulite spedì in pensione (più che in galera) la classe politica
della prima Repubblica non c’erano Grillo, Travaglio e i loro seguiti immani in
Rete. Oggi ci sono, ma a detta dello stesso autorevole Travaglio le cose in
quanto a mazzette sono molto peggio di prima (si legga il suo Mani Sporche). Silvio
Berlusconi ha vinto quattro mandati, nonostante il Vajont di sputtanate che la Rete
gli ha riversato addosso, la sinistra sta al British Museum accanto alla stele
di Rosetta. Le Mafie aumentano gli introiti ogni anno, oggi sono a circa 91
miliardi di euro di bottino. L’Europa ci toglie le costituzioni nazionali e la
sovranità col Trattato di Lisbona, che di nuovo è filtrato indenne attraverso
la nostra possente Rete fottendosene della prerogativa democratica di 500
milioni di cittadini. La lotta al riscaldamento globale ristagna. I banchieri
impoveriscono il mondo per dodicimila miliardi di dollari in 12 mesi truffando
i cittadini, ma neppure uno di loro finisce in galera, anzi, molti incassano
bonus milionari. Le donne dell’era web ridotte a pezzi di scottona sculettanti
che hanno orgasmi negli spot con lo yogurt o strusciando un piano cucina,
ridotte con l’ano zoomato in edicola o a essere viste ma non udite in Tv. Avete
più visto una protesta nelle strade? E infine Haiti. Cosa abbiamo fatto noi
eroi del web attivo, noi combattenti di tastiera per gli ultimi della terra?
Vorrei che vi fosse un solo essere umano ad Haiti oggi, vivo o morto, che abbia
lasciato scritto “dal 1995 le cose sono
cambiate qui. Grazie ‘belle anime’ di Internet”. Nel 1994 il loro
presidente democraticamente eletto, Jean Bertrand Aristide, fu rimesso da
Clinton al suo posto dopo che la CIA nel 1991 aveva pensato bene di cacciarlo,
dato che ahimè gli haitiani avevano avuto il coraggio di votare per il solito
partito sbagliato (cioè quello che piaceva a loro e non a Washington). Ricordo
bene da cronista che in occasione del golpe del ’91 un certo clamore di stampa
si era fatto sentire. Dieci anni dopo, nel 2004, di nuovo Francia e USA
decisero che Aristide non era accettabile, lo caricarono letteralmente impacchettato
su un aereo diretto in centro Africa, e ripresero a succhiare il sangue alla
popolazione stremata dai SAP del Fondo Monetario Internazionale. In un rapporto
del Dipartimento di Stato americano di allora si leggeva che “il commercio per export e le politiche d’investimento
che imponiamo, schiacceranno senza pietà i coltivatori di riso ad Haiti”. Ma
nel 2004 avevamo la Rete, i mouse al plutonio, i missili web, i blog nucleari… esplodemmo
due petardi. Mi fermo qui, ai piedi di quei 200.000 morti.
La conclusione che
propongo è chiara. L’arrivo di Internet nelle trincee della lotta sociale non ha migliorato il mondo, né l’Italia,
anzi. Questo perché, come ho già scritto, il suo scopo era e rimane quello di
drogare milioni di persone comuni, e di far scadere i pochi attivisti in una
patologia ossessiva da attivismo di tastiera che li rendesse del tutto inutili.
Ci sono riusciti, il Potere ha di nuovo vinto. Siamo una manica di stronzi
maniacali totalmente risucchiati da questo mostruoso videogioco globale, del
tutto incapaci di fare quello che i nostri nonni o i nostri padri, ed esseri
umani per millenni prima di loro, hanno saputo fare per cambiare il loro mondo.
Ed è per questo che io ridicolizzo chi come Antonella Randazzo pretende
sovvenzioni perché deve poter dedicare ancora più tempo a scaricare in questa
casa di pazzoidi drogati ancora più informazioni. Ecco perché attacco Travaglio
e i suoi partner dell’Industria della Denuncia e dell’Indignazione, che
significa altre tonnellate di informazioni riversate in questa allucinante
discarica del web per produrre solo il nulla. Mentre l’Italia marcisce e il
mondo muore. Ecco infine perché dico da tanto tempo che ogni singolo cittadino
occidentale sa da decenni e alla nausea cosa non va, la tragedia è che non sa
più cosa farci.
E allora, cari colleghi di
Paolo Barnard, tu Paolo Barnard e voi tutti popolo del web: il web è stato
creato per toglierci definitivamente le palle, non ci serve a nulla nella guerra col nemico. Smettete
di leggere e commentare ossessivamente, disintossicatevi, piantiamola di
pubblicare a raffica (noi autori e voi siti), ritiriamoci nelle nostre case e chiediamoci
fino a piangere: perché non so più cambiare il mio tempo? Perché il Potere mi
ha fottuto, ancora una volta?
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