[Censura Legale e la censura di Censura Legale]

(versione stampabile)


Per il rispetto che nutro verso i telespettatori del programma torno a precisare quanto segue: :

CENSURA LEGALE

 

Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro Paese, eccovi una forma di censura nell'informazione di cui non si parla mai. E' la peggiore, poiché non proviene frontalmente dal Sistema, ma prende il giornalista alle spalle. Il risultato è che, avvolti dal silenzio e privi dell'appoggio dell'indignazione pubblica, non ci si può difendere. Questa censura sta di fatto paralizzando l'opera di denuncia dei misfatti sia italiani che internazionali da parte di tanti giornalisti 'fuori dal coro'.

 

Si tratta, in sintesi, dell'abbandono in cui i nostri editori spesso ci gettano al primo insorgere di contenziosi legali derivanti delle nostre inchieste 'scomode'. Come funziona e quanto sia pericoloso questo fenomeno per la libertà d'informazione ve lo illustro citando il mio caso.

 

Si tratta di un fenomeno dalle ampie e gravissime implicazioni per la società civile italiana, per cui vi prego di leggere fino in fondo il breve racconto.

 

Per la trasmissione Report di Milena Gabanelli, cui ho lavorato dando tutto me stesso fin dal primo minuto della sua messa in onda nel 1994, feci fra le altre un'inchiesta contro la criminosa pratica del comparaggio farmaceutico, trasmessa l'11/10/2001 ("Little Pharma & Big Pharma"). Col comparaggio (reato da art.170 leggi pubblica sicurezza) alcune case farmaceutiche tentano di corrompere i medici con regali e congressi di lusso in posti esotici per ottenere maggiori prescrizioni dei loro farmaci, e questo avviene ovviamente con gravissime ripercussioni sulla comunità (il prof. Silvio Garattini ha dichiarato: "Dal 30 al 50% di medicine prescritte non necessarie") e spesso anche sulla nostra salute (uno dei tanti esempi è il farmaco Vioxx, prescritto a man bassa e a cui sono stati attribuiti da 35 a 55.000 morti nei soli USA).

 

L'inchiesta fu giudicata talmente essenziale per il pubblico interesse che la RAI la replicò il 15/2/2003.

 

Per quella inchiesta io, la RAI e Milena Gabanelli fummo citati in giudizio il 16/11/2004(1) da un informatore farmaceutico che si ritenne danneggiato dalle rivelazioni da noi fatte.

 

Il lavoro era stato accuratamente visionato da uno dei più alti avvocati della RAI prima della messa in onda, il quale aveva dato il suo pieno benestare.

 

Ok, siamo nei guai e trascinati in tribunale. Per 10 anni Milena Gabanelli mi aveva assicurato che in questi casi io (come gli altri redattori) sarei stato difeso dalla RAI, e dunque di non preoccuparmi(2). La natura dirompente delle nostre inchieste giustificava la mia preoccupazione. Mi fidai, e per anni non mi risparmiai nei rischi.

 

All'atto di citazione in giudizio, la RAI e Milena Gabanelli mi abbandonano al mio destino. Non sarò affatto difeso, mi dovrò arrangiare. La Gabanelli sarà invece ampiamente difesa da uno degli studi legali più prestigiosi di Roma, lo stesso che difende la RAI in questa controversia legale.(3) Ma non solo.

 

La linea difensiva dell'azienda di viale Mazzini e di Milena Gabanelli sarà di chiedere ai giudici di imputare a me, e solo a me (sic), ogni eventuale misfatto, e perciò ogni eventuale risarcimento in caso di sentenza avversa.(4)

E questo per un'inchiesta di pubblico interesse da loro (RAI-Gabanelli) voluta, approvata, trasmessa e replicata.*

*(la RAI può tecnicamente fare questo in virtù di una clausola contenuta nei contratti che noi collaboratori siamo costretti a firmare per poter lavorare, la clausola cosiddetta di manleva(5), dove è sancita la sollevazione dell'editore da qualsiasi responsabilità legale che gli possa venir contestata a causa di un nostro lavoro. Noi giornalisti non abbiamo scelta, dobbiamo firmarla pena la perdita del lavoro commissionatoci, ma come ho già detto l'accordo con Milena Gabanelli era moralmente ben altro, né è moralmente giusificabile l'operato della RAI in questi casi).

 

Sono sconcertato. Ma come? Lavoro per RAI e Report per 10 anni, sono anima e corpo con l'impresa della Gabanelli, faccio in questo caso un'inchiesta che la RAI stessa esibisce come esemplare, e ora nel momento del bisogno mi voltano le spalle con assoluta indifferenza. E non solo: lavorano compatti contro di me.

La prospettiva di dover sostenere spese legali per anni, e se condannato di dover pagare cifre a quattro o cinque zeri in risarcimenti, mi è angosciante, poiché non sono facoltoso e rischio perdite che non mi posso permettere.

 

Ma al peggio non c'è limite. Il 18 ottobre 2005 ricevo una raccomandata. La apro. E' un atto di costituzione in mora della RAI contro di me. Significa che la RAI si rifarà su di me nel caso perdessimo la causa. Recita il testo: "La presente pertanto vale come formale costituzione in mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto la RAI s.p.a. dovesse pagare in conseguenza dell'eventuale accoglimento della domada posta dal dott. Xxxx (colui che ci citò in giudizio, nda) nei confronti della RAI medesima".(6)

 

Nel leggere quella raccomandata provai un dolore denso, nell'incredulità.

 

Interpello Milena Gabanelli, che si dichiara estranea alla cosa. La sollecito a intervenire presso la RAI, e magari anche pubblicamente, contro questa vicenda. Dopo poche settimane e messa di fronte all'evidenza, la Gabanelli tenta di rassicurarmi dicendo che "la rivalsa che ti era stata fatta (dalla RAI contro di me, nda) è stata lasciata morire in giudizio... è una lettera extragiudiziale dovuta, ma che sarà lasciata morire nel giudizio in corso... Finirà tutto in nulla."(7)

 

Non sarà così, e non è così oggi: giuridicamente parlando, quell'atto di costituzione in mora è ancora valido, eccome. Non solo, Milena Gabanelli non ha mai preso posizione pubblicamente contro quell'atto, né si è mai dissociata dalla linea di difesa della RAI che è interamente contro di me, come sopra descritto, e come dimostrano gli ultimi atti del processo in corso.(8)

 

Non mi dilungo. All'epoca di questi fatti avevo appena lasciato Report, da allora ho lasciato anche la RAI. Non ci sarà mai più un'inchiesta da me firmata sull'emittente di Stato, e non mi fido più di alcun editore. Non mi posso permette di perdere l'unica casa che posseggo o di vedere il mio incerto reddito di freelance decimato dalle spese legali, poiché abbandonato a me stesso da coloro che si fregiavano delle mie inchieste 'coraggiose'. Questa non è una mia mancanza di coraggio, è realismo e senso di responsabilità nei confronti soprattutto dei miei cari.

 

Così la mia voce d'inchiesta è stata messa a tacere. E qui vengo al punto cruciale: siamo già in tanti colleghi abbandonati e zittiti in questo modo.

 

Ecco come funziona la vera "scomparsa dei fatti", quella che voi non conoscete, oggi diffusissima, quella dove per mettere a tacere si usano, invece degli 'editti bulgari', i tribunali in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi; comportamenti tecnicamente ineccepibili, ma moralmente assai meno.

 

Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi giornalisti ancora disposti a dire il vero, operata da parte di chiunque venga colto nel malaffare, attuata da costoro per mezzo delle minacce legali e di fatto permessa dal comportamento degli editori.

 

Gli editori devono difendere i loro giornalisti che rischiano per il pubblico interesse, e devono impegnarsi a togliere le clausole di manleva dai contratti che, lo ribadisco, siamo obbligati a firmare per poter lavorare.

 

Infatti oggi in Italia sono gli avvocati dei gaglioffi, e gli uffici affari legali dei media, che di fatto decidono quello che voi verrete a sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che rischiano di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità.

 

Questo bavaglio ha e avrà sempre più un potere paralizzante sulla denuncia dei misfatti italiani a mezzo stampa o tv, di molto superiore a quello di qualsiasi politico o servo del Sistema.

 

Posso solo chiedervi di diffondere con tutta l'energia possibile questa realtà, via mailing lists, siti, blogs, parlandone. Ma ancor più accorato è il mio appello affinché voi non la sottovalutiate.

 

In ultimo. E' assai probabile che verrò querelato dalla RAI e dalla signora Gabanelli per questo mio grido d'allarme, e ciò non sarà piacevole per me.

 

Hanno imbavagliato la mia libertà professionale, ma non imbavaglieranno mai la mia coscienza, perché quello che sto facendo in queste righe è dire la verità per il bene di tutti. Spero solo che serva.

 

Grazie di avermi letto.

 

Paolo Barnard

dpbarnard@libero.it

 

Note:

 

1) Tribunale civile di Roma, Atto di citazione, 31095, Roma 10/11/2004.

2) Fatto su cui ho più di un testimone pronto a confermarlo.

3) Nel volume "Le inchieste di Report" (Rizzoli BUR, 2006) Milena Gabanelli eroicamente afferma: "...alle nostre spalle non c'è un'azienda che ci tuteli dalle cause civili". Prendo atto che il prestigioso studio legale del Prof. Avv. Andrea Di Porto, Ordinario nell'Università di Roma La Sapienza, difende in questo dibattimento sia la RAI che Milena Gabanelli. Ma non me.

4) Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott. Rizzo- R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per tutto quanto argomentato la RAi-Radiotelevisione Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia:...porre a carico del dott. Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria...".

5) Un esempio di questa clausola tratto da un mio contratto con la RAI: "Lei in qualità di avente diritto... esonera la RAI da ogni responsabilità al riguardo obbligandosi altresì a tenerci indenni da tutti gli oneri di qualsivoglia natura a noi eventualmente derivanti in ragione del presente accordo, con particolare riferimento a quelli di natura legale o giudiziaria".

6) Raccomandata AR n. 12737143222-9, atto di costituzione in mora dallo Studio Legale Di Porto per conto della RAI contro Paolo Barnard, Roma, 3/10/2005.

7) Email da Milena Gabanelli a Paolo Barnard, 15/11/2005, 09:39:18

8) Tribunale Civile di Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876 Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva anche nelle richieste di cui alle note del 30/6/2005...". (si veda nota 4)

 

 

REPLICA GABANELLI 1

 

Ogni azienda, giornale o tv fornisce l'assistenza legale (ovvero paga l'avvocato) ai propri dipendenti, non ai collaboratori. Quando abbiamo iniziato (1997)nessuno di noi si era posto il problema, che invece abbiamo affrontato quando sono arrivate le prime cause (2000). Si trattava di querele per diffamazione. La sottoscritta e il direttore di allora chiedemmo assistenza legale e ci fu concessa. Fatto che si verificò in tutti i successivi procedimenti penali. Le prime cause civili arrivarono nel 2004, e lì scoprimmo che invece non ci sarebbe stata copertura legale. La tutela veniva fornita a me in virtù del contratto di collaborazione con la rai, ma "a discrezione", ovvero dovevo presentare una memoria difensiva con la quale dimostravo, punto per punto, di aver agito bene. Non avendo l'autore del servizio nessun contratto di collaborazione con la rai (pochè vende il pezzo), si assume i rischi in caso di richiesta di risarcimento danni. La realtà era questa: o prendere, o lasciare. Gli autori furono messi a conoscenza della questione e tutti decisero di continuare "l'avventura" con Report. Con tutte le angoscie del caso, ma a dominare è stata la convinzione di tutti noi che lavorando bene alla fine le cause si vincono e il soccombente dovrà pure pagare le spese. Da parte mia ho iniziato una lunga battaglia per poter avere ciò che nessuna azienda normalmente fornisce ai non dipendenti: l'assistenza di un avvocato in caso di causa civile (nel penale, come ho già detto, ci è stata fornita fin dall'inizio). Dal 2004 in poi la tendenza è stata quella di farci prevalentemente cause civili, con tutto quel che ne consegue in termini di stress, tempo che perdi, e paure che ti assalgono. E' bene sapere che quando si va in giudizio ognuno risponde per la parte che gli compete: gli autori rispondono del loro pezzo, la sottoscritta per tutti i pezzi (in qualità di responsabile del programma), la rai in quanto network che diffonde la messa in onda. Qualora il giudice dovesse stabilire che c'è stato dolo da parte dell'autore, a pagare saranno tutti i soggetti coinvolti (la rai, la sottoscritta, l'autore). E questo vale per tutti, anche i dipendenti. La differenza è che prima di arrivare alla sentenza nessuno ti paga l'avvocato. Nel 2007 le cause arrivano ad un numero talmente elevato che passo più tempo a difendere me e i miei colleghi che non a lavorare. Ma a luglio 2007 il direttore generale Cappon chiede all'ufficio legale della rai di garantire la piena assistenza legale a tutti gli autori di Report. Questo non ci toglie le ansie (finchè non c'è una sentenza non sai di che morte muori), però almeno sai che alle tue spalle c'è un'azienda che ha riconosciuto il valore del tuo lavoro e ti paga l'avvocato. E' stato difficile ottenere questo risultato, ma c'è stato e questo è oggi quello che conta.

Certo, se su ogni puntata vieni trascinato in tribunale, alla fine può darsi che lasci la partita perchè non riesci più a reggere fisicamente. Ma questo non è colpa della rai di turno, bensì di un sistema giudiziario che permette a chiunque di fare cause pretestuose, senza che ci sia a monte un filtro (come avviene invece nelle cause penali) che valuti l'eventuale inconsistenza della causa stessa.

Paolo Barnard. E' un professionista che stimo molto, ma purtroppo l'incompatibilità ad un certo punto era diventata ingestibile, e così a fine 2003 le strade si sono separate. Per quel che riguarda la questione legale che lo coinvolge, sono convinta della bontà della sua inchiesta e penso che alla fine ci sarà una sentenza favorevole. Ci credo al punto tale da aver firmato a suo tempo un atto (che lui possiede e pure il suo avvocato) nel quale mi impegno a pagare di tasca mia anche la parte sua in caso di soccombenza. Non saprei che altro fare.

Non ho il potere di cambiare le regole di un'azienda come la Rai, credo di aver fatto tutto quello che è nelle mie modeste capacità. Il lavoro che io e gli altri colleghi di report abbiamo deciso fin qui di fare non ce lo ha imposto nessuno. E' un mestiere complesso che comporta molti rischi, anche sul piano personale. Si può decidere di correrli oppure no, dipende dalla capcità di tenuta, dal carattere e dagli obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il resto sono polemiche che non portano da nessuna parte e sottragono inutilmente energie.

Un caro saluto a tutti.

Milena Gabanelli

____________________________

 

BARNARD 1

 

Sono Paolo Barnard. Rispondo innanzi tutto agli spettatori di Report, che assieme a tanti altri italiani meritano verità, onestà, e finalmente pulizia in questo Paese. Poi anche alle righe della signora Gabanelli postate ieri alle ore 21,16.

 

Mi spiace che alcuni di voi si siano ritenuti soddisfatti dalle parole dell’autrice di Report, che non ha risposto a nessuno dei punti cruciali, a nessuno dei gravissimi fatti.

 

Milena Gabanelli scrive:

“Per quel che riguarda la questione legale che lo coinvolge, sono convinta della bontà della sua inchiesta e penso che alla fine ci sarà una sentenza favorevole. Ci credo al punto tale da aver firmato a suo tempo un atto (che lui possiede e pure il suo avvocato) nel quale mi impegno a pagare di tasca mia anche la parte sua (di Barnard, nda) in caso di soccombenza. Non saprei che altro fare.”

 

Quell’atto esiste solo nella fantasia della signora Gabanelli. Né io, né il mio legale Avv. Pier Luigi Costa di Bologna, ne abbiamo mai ricevuto una copia. Inoltre l’affermazione della sua esistenza da parte dell’autrice di Report è pienamente contraddetta dagli atti processuali da me resi pubblici, ove si legge: “Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott. Rizzo- R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per tutto quanto argomentato la RAi-Radiotelevisione Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia:...porre a carico del dott. Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria...".

Confermato di recente da: Tribunale Civile di Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876 Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva anche nelle richieste di cui alle note del 30/6/2005...".

La generosa offerta della Gabanelli non esiste, e sarebbe comunque stata una vergogna, un tentativo di tacitare me mentre lei poteva di fronte ai suoi datori di lavoro mostrarsi pienamente in accordo con la loro sciagurata politica nei mie confronti. Che è quello che ha fatto e controfirmato in ogni atto processuale.

 

Milena Gabanelli scrive:

“Gli autori furono messi a conoscenza della questione e tutti decisero di continuare "l'avventura" con Report.”

 

Non è vero. Esistono redattori pronti a testimoniare di non aver mai sentito Milena Gabanelli pronunciare quell’avvertimento, soprattutto quando sollecitata a chiarire questioni in merito. Di sicuro non lo fece mai in mia presenza. Io non fui mai posto di fronte a una simile bivio, al contrario, mi fu sempre detto di stare tranquillo.

 

Milena Gabanelli scrive:

“E' bene sapere che quando si va in giudizio ognuno risponde per la parte che gli compete: gli autori rispondono del loro pezzo, la sottoscritta per tutti i pezzi (in qualità di responsabile del programma), la rai in quanto network che diffonde la messa in onda. Qualora il giudice dovesse stabilire che c'è stato dolo da parte dell'autore, a pagare saranno tutti i soggetti coinvolti (la rai, la sottoscritta, l'autore).”

 

Che a pagare possano eventualmente essere tutti non è in discussione, signora Gabanelli. Che lei e la RAI tentiate di mandare al macello uno solo, cioè Paolo Barnard, l’anello più debole della catena, e che vi siate lungamente accaniti in ciò come dimostrano i documenti processuali sopraccitati, e che la RAI abbia addirittura tentato di rivalersi su di me anche fuori dal processo, è ben altra cosa. Lascio ogni giudizio sulla sua condotta ai suoi spettatori. E taccio qui sul dolore personale che ho subito. Non è questo il contesto.

 

Milena Gabanelli scrive:

“Certo, se su ogni puntata vieni trascinato in tribunale, alla fine può darsi che lasci la partita perchè non riesci più a reggere fisicamente. Ma questo non è colpa della rai di turno, bensì di un sistema giudiziario”

 

No, la RAI ha responsabilità pesanti, nell’abbandono dei giornalisti collaboratori che tanto hanno fatto per i suoi palinsesti, come nel caso in oggetto. Noi ‘esterni’ siamo quelli col coraggio, quelli che lavorano dieci volte gli altri, quelli senza stipendio, quelli che non confezionano le narrative false dei TG1, TG2, TG3, che non sono pagati mensilmente per “rendere plausibile l’inimmaginabile” presso gli italiani. Noi siamo quelli usati e cestinati al primo problema. Io sono giornalista e prima di ogni altra cosa punto il dito verso il mio editore e i miei capi, e ne pagherò i prezzi. Lei Milena Gabanelli dovrebbe fare la stessa cosa e pubblicamente, per il bene del giornalismo italiano, se lei ne avesse il coraggio.

 

Milena Gabanelli scrive:

“Paolo Barnard. E' un professionista che stimo molto, ma purtroppo l'incompatibilità ad un certo punto era diventata ingestibile, e così a fine 2003 le strade si sono separate.”

 

Non è vero. La mia separazione dalla gente di Report fu a causa di una sordida storia di inumanità e di viltà che con questa mia denuncia non ha nulla a che fare. Mi addolora ancora di più che Milena Gabanelli la citi qui, del tutto fuori contesto.

 

Milena Gabanelli scrive:

“Il lavoro che io e gli altri colleghi di report abbiamo deciso fin qui di fare non ce lo ha imposto nessuno. E' un mestiere complesso che comporta molti rischi, anche sul piano personale. Si può decidere di correrli oppure no, dipende dalla capcità di tenuta, dal carattere e dagli obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il resto sono polemiche che non portano da nessuna parte e sottragono inutilmente energie.”

 

Come dire ‘Se Paolo Barnard non ha i cosiddetti, cambi mestiere e non ci faccia perdere del tempo’. Non mi risulta che Bernardo Jovene, Sabrina Giannini, Stefania Rimini o altri a Report siano stati abbandonati come me, che la RAI e Milena Gabanelli si stiano accanendo in un’aula di tribunale per scaricargli colpe non loro, che la RAI li stia minacciando con ulteriori accanimenti legali, e che Milena Gabanelli sia rimasta zitta per 4 anni di fronte a una vergogna simile perpetrata nei loro confronti.

Milena Gabanelli, con le sue righe, tipicamente sguscia da una situazione indecente senza prendere una posizione morale, senza quel ‘coraggio’ che l’ha resa famosa, avallando di nuovo ciò che lei stessa e la RAI mi stanno facendo. Avallando oltre tutto il peggior precariato nel giornalismo (sic).

In questo modo prolifera la censura da me denunciata, che così tanti colleghi finiscono per subire, una censura che sottrae a voi spettatori, a voi, il diritto di sapere quello che gli avvocati da una parte o dall’altra non vogliono che voi sappiate.

 

Ci sono cose, signora Gabanelli, su cui si deve prendere posizione, costi quel che costi. Io lo faccio qui e ora e le dico: Lei e la RAI siete responsabili di una condotta ignobile, troppo diffusa fra gli editori di questo povero Paese. Lei più della RAI, perché lei dovrebbe essere il volto del ‘coraggio televisivo’ per definizione.

 

Verrò travolto dalle vostre querele, a tutela del vostro ‘buon nome’, ma ho deciso di mettermele alle spalle. Io prendo posizione di fronte a questa censura con cui lei Gabanelli è in palese collusione, e il mio coraggio è comunque una piccola cosa, perché c’è chi ha preso posizione di fronte a una camera di tortura in Cile o di fronte a un Merkava in Palestina. Il vero coraggio è loro, non mio.

 

Né lei né la RAI mi zittirete mai.

 

Paolo Barnard

           

 

______________________

 

GABANELLI 2

 

Per il rispetto che nutro verso i telespettatori del programma torno a precisare quanto segue: :

1) La sottoscritta non è un datore di lavoro e non stabilisce le regole aziendali. Ha un contratto di collaborazione annuale con la Rai che scade ogni anno il 31.12. Un programma che mi vede coinvolta in prima persona in 28 cause, fra civili e penali.

2) Con il signor Barnard mi ero impegnata per iscritto, (5.2.2005), ad assumermi la responsabilità di un suo eventuale errore. Quindi ribadisco che qualora si dovesse perdere la causa e la Rai dovesse rivalersi su di lui, pago di tasca mia la parte di sua competenza. Non sono ricca di famiglia e non mi risultano precedenti di questi tipo nel mondo dell’editoria. Credo che la mia parola abbia un qualche valore.

3) Per quel che riguarda il rapporto di trasparenza con tutti i colleghi che da molti anni “sono” il programma, lascio a loro le considerazioni del caso.

Dopo una settimana passata a difendermi anziché lavorare concedetemi una considerazione: la pratica più diffusa sui blog è quella di far circolare il proprio nome denigrando quello degli altri.

 

Milena Gabanelli

_______________________

 

 

BARNARD 2

 

Sul punto 1 di Gabanelli:

Lei signora non può assumersi solo la gloria e mai i doveri del suo lavoro. Il suo dovere primario è di essere morale come giornalista, poiché è per questo che migliaia di cittadini si affidano alle sue inchieste. Lei che ha visto un suo collega di redazione mandato al macello dall’editore in un atto inaudito per la libertà di stampa in Italia, se veramente fosse stata quella giornalista ‘coraggio’ che tutti credono, avrebbe preso posizione pubblicamente a costo di rischiare quello che invece Milena Gabanelli non rischierà mai: la sua carriera. Non solo non l’ha fatto, ma si è accodata agli ordini di scuderia dei suoi capi contro un suo collaboratore di 10 anni, l’autore di inchieste che lei stessa definiva “da premio giornalistico”. Per lei Gabanelli non è stata una questione di “non poter cambiare le regole aziendali”, bensì di non voler rischiare il suo deretano a fronte di una pratica che nega lo spirito stesso del suo lavoro, come giustamente scrive il Giornale.

 

Sul punto 2:

Gli atti esistono se sono per iscritto e consegnati via raccomandata con ricevuta di ritorno. Altrimenti esistono nel panico di una Gabanelli all’angolo, e basta. Gabanelli scrive: “Non sono ricca di famiglia e non mi risultano precedenti di questi tipo nel mondo dell’editoria. Credo che la mia parola abbia un qualche valore.”

Ha valore solo il numero di raccomandata e se l’ha lo pubblichi, se no taccia.

Che non esistano precedenti di ciò nel mondo dell’editoria è vero, ma in senso immorale. Come ho già scritto, il fatto stesso che Gabanelli abbia anche solo immaginato di fare una cosa simile è gravissimo: era comprare privatamente il mio silenzio, a fronte di uno scandalo per la pubblica informazione, per poter poi esser complice di Azienda RAI in decisioni aberranti, prese da chi le garantisce lavoro e fama. Una cosa inqualificabile.

Ancor più inqualificabile è la sua frase “impegnata ad assumermi la responsabilità di un suo eventuale errore”. Come se la citazione in giudizio fosse dipesa da un mio errore giornalistico. A questo punto divulgo un’altra mail della signora Gabanelli, del 22/11/05 ore 22:51: “Come ti ho detto in diverse occasioni, il tuo pezzo prima della messa in onda era stato visionato dall’ufficio affari legali, e in merito alla questione oggetto della causa non è stato sollevato nessun problema. Non ho nessun problema a confermarlo nelle sedi proprie.” Oggi, cara signora, il suo tentativo di scaricare su di me l’origine della causa sottolinea sempre più cosa rimane del suo spessore morale.

 

Sul punto 3:

Sto facendo circolare un fatto che denuncia una pratica pericolosissima per la libertà d’informazione in Italia, come testimoniano le decine di mail di colleghi che mi hanno scritto e che ne sono vittime.

Per quanto riguarda il commento della redazione di Report, anch’esso blindato sul forum, ho già detto in altre mie risposte cosa penso del loro spessore etico di persone.

Questa indecente vicenda, signora Gabanelli, è uscita allo scoperto, e non se ne andrà, né più si cancellerà dalla consapevolezza di migliaia di italiani, per quanto lei si contorca o chiuda i liberi dibattiti proprio sul suo forum. Ci doveva pensare 4 anni fa e fare la cosa morale, Gabanelli, ora è troppo tardi.

________________________

 

GABANELLI 3

 

Come ormai buona parte dei frequentatori del forum sa, un nostro ex collaboratore è stato citato per danni da un informatore farmaceutico, insieme alla Rai e alla sottoscritta.

Siccome i collaboratori del programma non sono dipendenti, quando vendono il loro pezzo alla Rai firmano un contratto con il quale si assumono ogni responsabilità (succede più o meno così a tutti i collaboratori di tutte le reti televisive e dei giornali).

Tuttavia abbiamo sempre avuto l’assistenza legale nelle cause penali. Quando sono cominciate ad arrivare quelle civili (2004) la Rai si è invece riservata di applicare la manleva.

Da allora abbiamo fatto una lunga battaglia per avere una piena copertura e l’anno scorso l’abbiamo finalmente ottenuta. Le cause in corso sono 28, di cui una decina cadono nel periodo in cui non eravamo protetti. In questi casi, gli autori devono difendersi da soli. Ne sono da sempre consapevoli, è un rischio che hanno accettato, convinti che lavorando bene alla fine le cause si vincono.

A Paolo Barnard, che non lavora più con noi dalla fine del 2003, è capitata la stessa cosa, per cui ha dovuto nominare un suo avvocato, mentre la sottoscritta usufruisce dello stesso avvocato che difende la Rai. La linea difensiva è ovviamente quella di difendere la bontà del pezzo, visto che i danni vengono chiesti all’azienda.

Ora, a distanza di anni, la rete è stata invasa dall’accusa nei confronti miei e dei suoi ex-colleghi di aver abbandonato Paolo Barnard. Questo non è vero, e lo dimostrano le mail che di seguito riporto:

 

 

Date: Sat, 05 Feb 2005 19:34:57 +0100

To: dpbarnard

From: Milena Gabanelli

…” quando saprò chi è l’avvocato difensore e deciderà di parlarmi, gli consegnerò la mia memoria dove, fra le altre cose, ho scritto che….e tu sai che questo non è vero. Io mi assumo una responsabilità che non ho per evitare qualunque appiglio nei tuoi confronti nel momento in cui le cose dovessero andare male. ...”

 

 

Gli ex-colleghi (che, come sopra scritto, vendono le loro inchieste alla Rai), da parte loro, in questa occasione si rendono disponibili a veder ridotto il budget previsto per l’acquisto dei loro pezzi, per aiutare Barnard a far fronte alle spese legali:

 

 

Date: Tue, 15 Feb 2005 10:49:31 +0100

To: dpbarnard

From: Milena Gabanelli

“Se hai deciso di costituirti, vorrei trovare il modo di rimborsare le spese che pagherai per l'avvocato. E' possibile solo attraverso l'acquisto di un pezzo. Se ti viene per esempio in mente una ‘buona notizia’….vedi tu e fammi sapere a breve perché devo raschiare il fondo del barile”

 

 

Contestualmente l’ufficio legale della Rai ha inviato a Barnard una lettera con la quale si riserva di applicare la manleva. Solo la malafede può leggere in questo una mia connivenza.

A dimostrazione del contrario, la battaglia iniziata all’interno dell’azienda, e che nel 2007, a seguito dell’ intervento opera del Direttore Generale Claudio Cappon, ha portato a riconoscere il gruppo di Report meritevole di tutela.

Un comportamento lodevole, poiché la Rai non è Internet (dove tutti dicono quello che vogliono protetti dall’anonimato) e risponde di ciò che trasmette. In solido. Perdere una causa importante potrebbe portarla al fallimento. Sono soldi dei cittadini, per questo ne va riconosciuto il coraggio, proprio in un momento in cui le cause arrivano come piovesse. E l’accertamento della correttezza di ciò che viene trasmesso è sempre molto difficile, non basta l’occhio di un avvocato. E’ determinante la fiducia nella serietà e nella responsabilità dell’autore del programma e di quello del servizio.

A suo tempo Barnard è stato rassicurato sul fatto che, in caso condanna a risarcire, la Rai non si rivarrà su di lui. E non potrà farlo, perchè la mia memoria difensiva assolve l’autore, ma soprattutto perché c’è “l’assunzione di responsabilità da parte del direttore di rete nella condivisione dei contenuti autorizzandone la messa in onda ”.

Si può anche non credere in tutto questo, ma allora bisognerebbe attendere la fine della storia. E alla fine della storia c’è anche il mio impegno, più volte dichiarato: la disponibilità a farmi carico della rivalsa – di tasca mia -.

Certo, se Barnard ha un intento denigratorio, deve approfittare di questo momento, perchè fra qualche mese potrebbero non essercene più i presupposti. E deve ignorare l’assenza di ostilità nei suoi confronti, evidenziata dal fatto che il suo avvocato, assente all’ultima udienza, è stato rappresentato proprio dall’avvocato della Rai.

A puro titolo di cronaca, la sottoscritta si difende da sola in 3 procedimenti, e non contro un informatore farmaceutico, ma contro Ligresti, alcuni membri del c.d.a. Rai e la Compagnia telefonica H3G.

La discussione è rimasta aperta su questo forum per oltre un mese, senza mai uscire da un offensivo e diffamatorio attacco alla mia persona, agli autori e al programma.

Abbiamo motivo di pensare che ci sia una volontà mirata ad attaccare la credibilità di un gruppo, costruita in tanti anni di lavoro.

Per questa ragione ogni intervento su questo argomento d’ora in poi non sarà pubblicato.

Nel forum di Report si scambiano opinioni, critiche e suggerimenti relativi alle puntate che vanno in onda. Si aprono discussioni costruttive e rispettose del lavoro altrui. Se invece qualcuno intende trasformarlo in un luogo di livori personali, pettegolezzi, o altro, saremo costretti a chiuderlo.

Per riaprirlo quando potremo permetterci un moderatore a tempo pieno.

 

Milena Gabanelli e la redazione di Report

_________________________

 

 

BARNARD 3

 

Replico all’ennesimo tentativo di Milena Gabanelli di mettere a tacere uno scandalo che colpisce al cuore la libera informazione italiana. Non mi dilungo in commenti sul livello morale di tale suo tentativo e passo al sodo.

 

 

Gabanelli scrive:

 

“Come ormai buona parte dei frequentatori del forum sa, un nostro ex collaboratore è stato citato per danni da un informatore farmaceutico, insieme alla Rai e alla sottoscritta.

Siccome i collaboratori del programma non sono dipendenti, quando vendono il loro pezzo alla Rai firmano un contratto con il quale si assumono ogni responsabilità”.

 

Barnard:

 

Lei Gabanelli falsa una deplorevole realtà di sfruttamento e oltre tutto continua a difenderla! Noi collaboratori non ci assumiamo alcuna responsabilità nel firmare i contratti, noi siamo COSTRETTI a firmare quei contratti.

 

Gabanelli scrive:

 

“Le cause in corso sono 28, di cui una decina cadono nel periodo in cui non eravamo protetti. In questi casi, gli autori devono difendersi da soli. Ne sono da sempre consapevoli, è un rischio che hanno accettato, convinti che lavorando bene alla fine le cause si vincono.”

 

Barnard:

 

Lei continua ad omettere che nessuno dei suoi collaboratori si sta difendendo in tribunale CONTRO L’ACCOPPIATA GABANELLI/RAI, oltre che contro chi li ha citati in giudizio. Mostri, se ne è capace, un atto giudiziario che rechi la dicitura “La RAI e Milena Gabanelli insistono nella rivalsa contro Bernardo Iovene, Sabrina Giannini, Sigfrido Ranucci…”. E questo per inchieste che lei ha trasmesso e replicato e di cui si è fatta vanto. Lei già nella sua prima replica aveva definito la mia inchiesta di qualità (Per quel che riguarda la questione legale che lo coinvolge, sono convinta della bontà della sua inchiesta), per poi tentare più tardi di insinuare che essa fosse fallata in origine per causa mia (Con il signor Barnard mi ero impegnata per iscritto, (5.2.2005), ad assumermi la responsabilità di un suo eventuale errore…). Questo è semplicemente vile. La sua contraddizione è pietosa.

 

Gabanelli scrive:

 

“A Paolo Barnard, che non lavora più con noi dalla fine del 2003, è capitata la stessa cosa, per cui ha dovuto nominare un suo avvocato, mentre la sottoscritta usufruisce dello stesso avvocato che difende la Rai. La linea difensiva è ovviamente quella di difendere la bontà del pezzo, visto che i danni vengono chiesti all’azienda.”

 

Barnard:

 

Falso. La linea difensiva di RAI/Gabanelli è di scaricare su di me ogni resposabilità e onere risarcitorio, come è scritto nero su bianco negli atti processuali da me citati in origine. E’ falso anche che i danni vengano chiesti solo all’Azienda nel mio caso. Chi ci ha citati in giudizio li ha chiesti a Gabanelli, RAI e Barnard, nero su bianco dagli atti processuali.

 

Gabanelli scrive:

 

“Ora, a distanza di anni, la rete è stata invasa dall’accusa nei confronti miei e dei suoi ex-colleghi di aver abbandonato Paolo Barnard. Questo non è vero, e lo dimostrano le mail che di seguito riporto:

Date: Sat, 05 Feb 2005 19:34:57 +0100

To: dpbarnard

From: Milena Gabanelli

…” quando saprò chi è l’avvocato difensore e deciderà di parlarmi, gli consegnerò la mia memoria dove, fra le altre cose, ho scritto che….e tu sai che questo non è vero. Io mi assumo una responsabilità che non ho per evitare qualunque appiglio nei tuoi confronti nel momento in cui le cose dovessero andare male. ...” e  “A suo tempo Barnard è stato rassicurato sul fatto che, in caso condanna a risarcire, la Rai non si rivarrà su di lui. E non potrà farlo, perchè la mia memoria difensiva assolve l’autore, ma soprattutto perché c’è “l’assunzione di responsabilità da parte del direttore di rete nella condivisione dei contenuti autorizzandone la messa in onda ”.

 

Barnard:

 

Altra falsità. La memoria difensiva di cui lei parla è carta straccia. Non la conosce nessuno, non compare negli atti del processo dove invece lei mi scarica e mi accusa, e inoltre lei non dispone dei diritti dell’Azieda RAI per cui quella memoria è ancor più vacua. Una mossa cosmetica e null’altro. L’unica cosa che avrebbe veramente avuto un valore difensivo per me sarebbe stata una sua DISSOCIAZIONE in toto dalla linea difensiva della RAI contro di me, specialmente una volta appurato che la sua cosiddetta memoria difensiva era stata ignorata dai suoi superiori. Lei al contrario non solo non si è dissociata, ma ha FIRMATO ogni procura all’avvocato della RAI affinché facesse proprio il CONTRARIO di quanto lei stessa dichiarava di voler fare. Ribadisco: né la RAI né il direttore da lei citato né lei vi siete assunti alcuna responsabilità nel mio caso, come scritto a verbale nelle udienze in corso.

 

Gabanelli scrive:

 

“Gli ex-colleghi (che, come sopra scritto, vendono le loro inchieste alla Rai), da parte loro, in questa occasione si rendono disponibili a veder ridotto il budget previsto per l’acquisto dei loro pezzi, per aiutare Barnard a far fronte alle spese legali:

Date: Tue, 15 Feb 2005 10:49:31 +0100

To: dpbarnard

From: Milena Gabanelli

“Se hai deciso di costituirti, vorrei trovare il modo di rimborsare le spese che pagherai per l'avvocato. E' possibile solo attraverso l'acquisto di un pezzo. Se ti viene per esempio in mente una ‘buona notizia’….vedi tu e fammi sapere a breve perché devo raschiare il fondo del barile”

 

Barnard:

 

Dagli ex colleghi (gente che fa di una aberrazione della libertà di stampa in Italia un vanto di machismo) non voglio nulla. Anche in questo caso lei dimostra il suo livello e lo spiego: primo, nel 2005 lei mi aveva già cacciato da Report (per cause sue personali), privandomi di TUTTO il mio reddito, quindi la sua ‘generosa’ offerta fu un insulto, e tale rimane oggi. Lei mi mise sul lastrico e poi mi offrì delle briciole. Si vergogni. Secondo, la logica di quella mossa era questa: ‘Ti pago l’avvocato con un espediente (fra l’altro poco pulito, nda) e poi però in tribunale ti faccio condannare’. Ogni commento è superfluo.

 

 

Gabanelli scrive:

 

“Contestualmente l’ufficio legale della Rai ha inviato a Barnard una lettera con la quale si riserva di applicare la manleva. Solo la malafede può leggere in questo una mia connivenza.”

 

Barnard:

 

Mai detto ciò. Ma anche qui era suo dovere di ‘paladina della libera informazione’ DISSOCIARSI da quell’atto vessatorio inaudito, contro un suo ex collaboratore di 10 anni.

 

Gabanelli scrive:

 

“A dimostrazione del contrario, la battaglia iniziata all’interno dell’azienda, e che nel 2007, a seguito dell’ intervento opera del Direttore Generale Claudio Cappon, ha portato a riconoscere il gruppo di Report meritevole di tutela.

Un comportamento lodevole, poiché la Rai non è Internet (dove tutti dicono quello che vogliono protetti dall’anonimato) e risponde di ciò che trasmette.”

 

Barnard:

 

Ma che dice? E’ vero il contrario, nel mio caso. La RAI mi ha scaricato e si rifiuta di assumersi qualsiasi responsabilità. Cosa ignobile e grottesca persino.

 

Gabanelli scrive:

 

“Perdere una causa importante potrebbe portarla (la RAI nda) al fallimento. Sono soldi dei cittadini, per questo ne va riconosciuto il coraggio, proprio in un momento in cui le cause arrivano come piovesse. E l’accertamento della correttezza di ciò che viene trasmesso è sempre molto difficile, non basta l’occhio di un avvocato. E’ determinante la fiducia nella serietà e nella responsabilità dell’autore del programma e di quello del servizio.”

 

Barnard:

 

Davvero? E allora perché un’azienda così a rischio dà un milione di euro alla Hunziker e sperpera milioni per trasmissioni deprecabili, e in altre faccende come è ormai testimoniato da centinaia di libri e articoli d’inchiesta? Faccia a meno, signora Gabanelli, di intrattenerci con la sua lustrata di scarpe all’Azienda da cui lei dipente in tutto. Ed è qui che è chiaro perché lei si rifiuta di dissociarsi da, e di denuciare, la Censura Legale che vede il suo editore coinvolto fino al collo.

 

 

Gabanelli scrive:

 

“Si può anche non credere in tutto questo, ma allora bisognerebbe attendere la fine della storia. E alla fine della storia c’è anche il mio impegno, più volte dichiarato: la disponibilità a farmi carico della rivalsa – di tasca mia -.”

 

Barnard:

 

Ho già più volte scritto che la sua offerta io rigetto in toto, perché è un vergognoso tentativo di zittirmi privatamente coi suoi soldi per poi poter continuare a esser collusa coi suoi superiori nella Censura Legale.

 

Gabanelli scrive:

 

“Certo, se Barnard ha un intento denigratorio, deve approfittare di questo momento, perchè fra qualche mese potrebbero non essercene più i presupposti. E deve ignorare l’assenza di ostilità nei suoi confronti, evidenziata dal fatto che il suo avvocato, assente all’ultima udienza, è stato rappresentato proprio dall’avvocato della Rai.”

 

Barnard:

 

Inutile tentare di liquidare una questione fondamentale per la libertà di stampa come la malafede di Paolo Barnard. L’ho scritto chiaro: la Censura Legale, in tutti i suoi aspetti, è un pericolo per la democrazia italiana, ed è per questo che io combatto a costi altissimi per me. Per fortuna migliaia di italiani lo stanno capendo e me l’hanno testimoniato. Il mio avvocato si sta tutelando contro le sue affermazioni fuorvianti.

 

Gabanelli scrive:

 

“La discussione è rimasta aperta su questo forum per oltre un mese, senza mai uscire da un offensivo e diffamatorio attacco alla mia persona, agli autori e al programma.

Abbiamo motivo di pensare che ci sia una volontà mirata ad attaccare la credibilità di un gruppo, costruita in tanti anni di lavoro.

Per questa ragione ogni intervento su questo argomento d’ora in poi non sarà pubblicato.”

 

Barnard:

 

Che vi fossero attacchi diffamatori sul forum d Rerport è opinione sua, che nessuno più potrà verificare perché lei ha censurato tutto. Io, sul frum di Report, come in Rete, come sui pochissimi quotidiani che mi hanno ospitato (dopo la tristissima censura da parte di tutta la stampa di sinistra e centro sinistra cui mi ero appellato) ho sempre e solo raccontato la verità su uno scandalo che va molto oltre la mia vicenda personale e che si chiama Censura Legale, il quale poi vede pesantemente coinvolta la RAI e la signora Gabanelli unicamente per colpa loro. Non esiste un attacco ad alcunché. Esiste una denuncia documentata su una malpratica scandalosa che vi coinvolge, RAI, Report e  Gabanelli e che mina al cuore la libertà di informazione in Italia.

 

Si ricordi signora Gabanelli che nessuno può pretendere di essere intoccablile, solo perché apparentemente impegnato a denuciare le malefatte degli altri. La sua pretesa di ostinarsi a non rispondere al suo pubblico e agli italiani delle sue azioni, impiegando il vile mezzo della censura dei dissidenti, di chi vuole discuterne e di chi le chiede spiegazioni proprio nel forum di Report, è inaccettabile e oggi lei ha dimostrato ancor più di che pasta è fatta, non tanto diversa da quelle dei personaggi che la sua trasmissione denuncia di routine. Lascio a tutti coloro che assieme a me sono stati da lei zittiti il proseguimento di queste righe. Lei ha di nuovo scritto una montagna di sofisticazioni, alcune vergognose, altre solo ridicole, ma non risponde mai ai punti cruciali.

 

Paolo Barnard

 

 

 


- Letture Salva Cittadini

- Perchè ci odiano

- Censura Legale

- Per una Sanità umana

- Chi è Paolo Barnard

- Contatti

 

- Alcune considerazioni su...

HOME | Letture salva cittadini | Perchè ci odiano | Censura Legale | Per una Sanità umana | Chi è Paolo Barnard | Contatti | Alcune considerazioni su...