Un irrimediabile pazzoide
a La7?
Salta fuori che il motivo per cui Gianluigi Paragone mi
cacciò dalla sua trasmissione televisiva L’Ultima Parola nel gennaio scorso fu che
scrissi un paio di battutacce erotiche sulla sua
giornalista Giulia Cazzaniga mentre twittavo brillo e sotto psicofarmaci. La
signorina si lamentò col capo e il capo mi cacciò.
Lo ammetto, c’è stato un periodo, fra
il gennaio e l’aprile di quest’anno, in cui il sottoscritto decise di
imbarcarsi in un’orgia di parossismo pornografico e di sarcasmo crasso sul
social network Twitter, perché Twitter è parossistico, pornografico e crasso.
Nessuno capì un accidenti delle mie intenzioni, vabbé. Fra le cose che scrissi vi
furono alcune provocazioni su questa Cazzaniga, giovane e carina redattrice di
Paragone. Mica nulla di orribile (vi assicuro che altre femmine se ne beccarono
ben di peggio) ma di certo commenti inusuali da parte di un giornalista
impegnato come me. Credo che presi di mira la sua passera, per qualche motivo.
La cosa buffa è che in realtà non avevo, né ho, alcuna mira erotica verso
costei, che è bella ma non fa al caso mio per tanti motivi. Sta di fatto che è
bastato a farmi cacciare.
Il Paragone, mi dicono voci ben informate, era preoccupato che il pubblico che mi vedeva nel suo studio tv andasse poi a leggermi su Twitter, e concludesse che il Gianluigi ospitava degli squilibrati volgari e perciò fosse indegno di credito. Le voci informate mi dicono che a quel tempo L’Ultima Parola navigava in acque precarie in RAI, e che ogni attacco le poteva essere fatale. Per cui Paragone decise di allontanarmi. Queste argomentazioni possono sembrare ragionevoli, e lo sono.
Tuttavia io mi limito a osservare alcune cose. Fonti interne al programma,
e di livello senior, mi dicono che io ero notevolmente apprezzato lì da loro,
anzi, mi si dice che fu per merito mio che la redazione comprese fatti
fondamentali della realtà politico-economica attuale. Mi definiscono brillante
e molto preparato, un geniaccio che buca lo schermo, e poi uno col coraggio da
vendere. Ok. Quindi Paolo Barnard è dotato di un valore riconosciuto. Purtroppo
Paolo Barnard è anche l’uomo della depressione seria, dell’anima corrosa dal
tormento, dei decenni di lotte da stroncare un toro e che lo hanno minato
dentro, degli psicofarmaci necessari, dell’alcool necessario, e delle cento
personalità, fra cui quella goliardica, grottesca e pornografica. E’ quello che
esagera, va oltre i limiti del buon gusto, e che dissacra tutto, è quello che
grida l’oscenità della vita in modi che voi non capite ed equivocate. Questo è
il vero Paolo Barnard, quello intero.
Ma Paragone ne vuole
uno spicchio a suo uso e consumo, il resto devo reprimerlo e farlo scomparire,
se no lui mi caccia. Ollallà… come faccio? Noi umani, specialmente se dotati,
siamo inscindibili, ci dovete prendere per come siamo, troppo comodo prenderne
solo la fettina che piace a voi. Paragone ha scritto su Twitter che lui non
ospita nel suo programma “a parlare di
cose serie” gente che beve e che si fa di sostanze/farmaci. Ora, io non
voglio certo avvicinarmi ai giganti della Storia, ma secondo il principio
profferto or ora dal Paragone, lui avrebbe declinato di conversare in tv con Baudelaire, Hemingway, Bukowsky, Caravaggio, Rimbaud,
Desbordes, Huxley, Gauguin, Steinbeck, Scott Fitzgerald, De Maupassant,
Doestoevsky e molti altri, tutti tipacci terribili, portatori di valore
indiscusso, ma anche alcolizzati, drogati, volgari, violenti, caratteriali e
pazzoidi.
L’Ultima Parola va su La7 a settembre, e le voci informate mi dicono che sarò invitato perché Paragone ha visto che su Twitter ora mi comporto bene. Errore Gianluigi, non sai mai cosa scriverò domani, su te, sulla passera della Cazzaniga o sui brontolii mefitici degli intestini cerebrali di chi so io. La palla a te, Gian.
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