Parte finale. OCCUPAZIONE & DISRUPTION: COSA DEVONO
SAPERE I TUOI FIGLI. LE AZIONI DI GOVERNO.
Ecco cosa Roma deve immediatamente iniziare a fare. Ma prima
due parole essenziali.
La definizione di Disruption, come già scritto, è di
qualcosa che arriva e cambia tutto ciò che è esistito prima. Le politiche di
creazione di lavoro in Occidente che i nostri padri e noi abbiamo conosciuto
finora, oggi saltano con la Technological Disruption, assieme a tantissimo
altro. Ma di nuovo: i contemporanei di un fenomeno epocale di cambiamento sempre
faticano a svegliarsi di fronte al nuovo, e questo si traduce in drammi,
sempre. Quanti italiani oggi leggono i giornali al mattino cercando
ansiosamente notizie sulle politiche del lavoro del Ministro Di Maio per la
Disruption? Nessuno. Eppure la leadership mondiale non ha più dubbi sul fatto
che essa ribalterà, come mai prima nella Storia, proprio l’occupazione di numeri
impressionanti nel globo.
Ma il disinteresse degli elettori si traduce direttamente in
un’obbligata mancanza d’azione da parte dei politici e dei media sullo sviluppo
dell’Italia nella Disruption. Politicanti e media devono ‘vendere’ in cambio di
voti e di audience, e non venderanno mai cose che nessuno cerca nei giornali la
mattina. Infatti i politici hanno il vincolo del breve mandato e l’ossessione
cieca del voto-subito entro il mandato, per cui non s’impegneranno mai in
politiche e dibattiti che all’italiano medio sembrano fantascienza, e dunque rimangono
a rimestare sempre la stessa retorica acchiappa voti sui soliti temi. Idem per
i media: essi sanno che la Disruption è una news che oggi si può vendere agli
italiani solo al 300esimo posto dopo la Casta, la corruzione, il
politici-ladri, gli immigrati, le polemiche Tv ecc, e trattano il tema principalmente
come folklore da futuristi. Risultato: non un singolo organo di stampa italiano
sta davvero informando su come sarà stravolta l’economia, la politica e la
fabbrica sociale di ogni Paese moderno per mano della Disruption.
E così si compie un circolo vizioso devastante per l’Italia,
che, come sempre accaduto, arriverà arrancando da fanalino di coda mentre
Francia, Germania, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Cina, Sud est
asiatico e ovviamente gli USA si saranno già spartiti l’immensa torta del
lavoro e del PIL da Disruption. Risultato: i giovani italiani nel precariato,
disoccupazione, e ancora disperatamente dipendenti da quel rivolo che gli
rimane del risparmio di nonni e genitori degli anni 70’-90’, prigionieri di un
Paese sempre più PIGS. E non ho fatto un errore di battitura: proprio PIGS,
Portogallo Italia Grecia Spagna, perché invece l‘Irlanda sta capendo e
cavalcando la Disruption, è ha già preso il volo da quell’acronimo infame.
Ma non è destino degli Dei che debba andare così, tutto sta
a voi assieme ai pochissimi divulgatori come me che vi mettono nelle mani gli
strumenti per capire la Disruption e per sapere cosa farà al PIL e all’occupazione.
Quindi ora vi elenco almeno le fondamentali idee su cosa, come elettori, dovete
subito pretendere dalla politica come azioni, leggi, e investimenti. Per
l’ultima volta: ne va dei vostri figli e dei giovani italiani appena giunti sul
mercato del lavoro, ma anche di molti di voi non proprio anziani.
AZIENDA CHIAMA MINISTERO ISTRUZIONE… MA 24 SU 24, 7 SU 7.
Nel capitolo precedente ho riportato con insistenza ciò su
cui ogni singolo esperto mondiale è concorde: “Per mettere al riparo i nostri figli, e i giovani già oggi al lavoro, dai
maggiori rischi c’è una sola arma concreta: per i primi una formazione scolastica
e universitaria più aggiornata possibile che li presenti al mondo del lavoro
come appetibili; per i secondi l’impegno di Stato e aziende nella
riqualificazione, ma a vita… I
governi giocano qui il ruolo principale con interventi generosi nei bilanci”.
Ma ahimè gli analisti ci pongono un altro
problema critico: la velocità di sviluppo delle nuove tecnologie per il lavoro
è talmente forsennata che è già stato calcolato che diversi skills – così si chiamano le competenze
centrali per la Disruption – che vengono insegnati agli studenti oggi, tempo
che gli studenti si presenteranno ai colloqui di lavoro in aziende saranno già obsoleti.
In parole semplici: mentre tu studi intensamente un'applicazione di Machine
Learning per l’edilizia, Machine Learning ne ha scovata una migliore, tu ti
presenti al colloquio di lavoro e il datore se ne fa poco di te. Scrive il
Massachusetts Institute of Technology Initiative on the Digital Economy: “Le
tecnologie cambiano i modelli di business e molto spesso questi si traducono in
uno sconvolgimento simultaneo del set di skills che le aziende necessitano. I
business leaders sono concordi nel segnalare che già oggi questo gli crea
difficoltà nell’assumere”. Questa non è una finezza che colpirà gli super
specializzati: sarà un problema enorme proprio sul mercato del lavoro dei
giovani, e altrettanto enorme per eventuali programmi di apprendistato, che
rischiano di diventare degli autogoal con sprechi di finanziamenti enormi.
Ma la soluzione c’è, ed è la prima azione
di partnership fra governo e aziende che va assolutamente chiesta dagli
elettori. PROPOSTA 1.
Nel capitolo “DISRUPTING LA
POLITICA DOMESTICA COME MAI PRIMA. BIG DATA”, nella seconda parte di
questo articolo, davo conto dell’inimmaginabile potere di efficiente governanace che le
tecnologie di Big Data possono oggi dare al governo. La stessa Cloud prevista
in quel dirompente progetto dovrà essere usata da tutto il sistema produttivo
italiano di beni e servizi in un dialogo diretto, proprio in tempo reale, col
Ministero dell’Istruzione Ricerca e Università (MIUR), che gli segnali esattamente come sta cambiando la natura degli skills dentro le aziende,
gli ospedali, e le varie istituzioni. Il MIUR, come sollecitano gli esperti
internazionali, dovrà avere l’elasticità e prontezza di riflessi di trasmettere
immediatamente a scuola e università il messaggio dei datori di lavoro,
affinché il MIUR stesso in collaborazione con i docenti si attrezzi per
cambiare in corso d’opera l’insegnamento degli skills ai giovani futuri
dipendenti. Questo è il tipo di ambizioso progetto che un Paese oggi deve
essere in grado d’intraprendere se davvero è serio sulla difesa del lavoro. Un
salto innovativo in linea con gli attori vincenti nella Disruption. Scrive McKinsey
Global: “I governi devono totalmente riconsiderare i modelli scolastici
odierni. La questione è urgente, e devono mostrare una leadership di grande
coraggio nel riscrivere i curricula. E’ un’elasticità che da decenni il mondo
del lavoro attende”.
IL RESKILLING
E’ SULLA BOCCA DI TUTTI. MA DEVE ESSERE INTELLIGENTE.
Come detto nel
capitolo precedente “L’impresa del reskilling (riqualificazione)
di milioni d’italiani non è un optional, è l’aria da respirare, e ogni singolo
analista al mondo oggi lo dice chiaro: i governi giocano qui il ruolo
principale con un intervento generoso nei bilanci”. Purtroppo su dove l’Italia degli
asfittici bilanci dell’Eurozona troverà le risorse per riqualificare masse di
lavoratori e per evitarci una vera catastrofe sociale soprattutto fra i
dipendenti maturi, non ho la più pallida idea. Su come procedere strategicamente gli esperti
sono chiari. PROPOSTA 2.
Sarà un lavoro di reskilling (o di
upskilling) dei lavoratori a vita, per ogni settore che fa PIL italiano. Dovrà
essere intelligente, il che significa innanzi tutto che va fatto in partnership
con il settore privato dell’Italia, il quale deve saper dimostrare una Vision
ben oltre la sua tradizionale e provinciale parcellizzazione. Ma soprattutto le
tecnologie di Big Data (di nuovo) dovranno essere usate da governo e datori di
lavoro per “better forecasting data and planning metrics”, cioè saper
prevedere le svolte e pianificare con largo anticipo la richiesta dei talenti,
su cui poi appunto lanciare in tutto il Paese programmi di reskilling (o di
upskilling) con chirurgica precisione (come indicato nella PROPOSTA 1).
PUNTARE SU
ENABLING, E AVVISARE SU REPLACING.
Dunque l’Italia
è alla storica sfida dell’Occupazione & Disruption. Il potere globale di
quest’ultima è senza limiti, ma i governi possono governarla per tutelare
l’impiego nella colossale tempesta dei cambiamenti, e di questo sto trattando
qui. In questo sforzo il governo deve comprendere un aspetto cruciale che
distingue le tecnologie della Disruption: esse si dividono in due rami, quelle
di tipo Enabling e quelle di tipo Replacing. Come spiegato nel capitolo
precedente, la Disruption porterà sia una richiesta di lavori già esistenti riformulati in
nuove versioni, che proprio nuove professioni che oggi non esistono. In questo
caso essa permetterà – sarà Enabling – vasti bacini di posti di lavoro. Ma è
anche vero che essa spazzerà via schiere di mestieri perché le macchine
‘pensanti’ li rimpiazzeranno – sarà quindi Replacing. Ne consegue una scelta politica. PROPOSTA 3.
E’ totalmente futile ed economicamente distruttivo continuare a spendere sia
fondi pubblici che fondi privati (delle famiglie) per formare giovani, o per
incoraggiare lavori, destinati alla categoria dove le tecnologie saranno di
tipo Replacing, poiché significa destinare esseri umani a un suicidio
lavorativo certo. Ho trattato in modo esaustivo quali sono i settori
professionali più favoriti e quali invece i più condannati dalla Disruption nel
capitolo precedente. Occorre dunque una campagna di consapevolezza a carico del
governo italiano che sia capillare e immediata nel tempo, così da permettere
sia al settore pubblico che alle famiglie di agire cambiamenti in questo senso.
Dall’altra parte l’Italia dovrà investire massicciamente nell’adozione del
maggior numero di tecnologie Enabling per ovvi motivi di creazione di lavoro,
ma dovrà anche essere scaltra nell’incoraggiare quelle che si adattano meglio alla
struttura sociale, alla conformazione territoriale e produttiva del nostro
Paese. Un esempio concreto: siamo uno dei popoli più longevi del mondo, perciò
la cura extra ospedaliera dei nostri anziani arricchita dalle nuove tecnologie
Enabling del settore è garanzia di creazione d’innumerevoli mansioni a
ogni livello di complessità (settore del Personal Care). Sono mansioni che saranno
utili a nuovi impieghi sia per i cittadini meno skilled che per gli
specialisti. La medesima strategia va applicata alla nostra struttura
architettonica, geografica, energetica et al., per di nuovo generare ampio
impiego.
STATISTI,
GRANDI IDEE: GLI INVESTIMENTI DELLA VISION NAZIONALE.
Non siamo,
purtroppo, una nazione che si è mai distinta nella Storia moderna per la
Vision, che è la dote degli Statisti di rilanciare in avanti con grandi idee su
investimenti strategici, lungimiranti e dirompenti. Governare un Paese è un
compito che comprende in sé migliaia di micro aspetti, micro politiche, micro
nomine e un lavoro legislativo che di conseguenza è sfinente fra micro
regolamenti, decreti, normative. Ma il vero mestiere del leader è quello
proprio di dettare alla nazione le grandi ambiziose direttive, cioè appunto le Vision,
che davvero disegneranno il futuro di milioni di cittadini. Oggi con la
Disruption l’esistenza di queste grandi ambiziose direttive non è più un fiore
all’occhiello per una nazione, al contrario, fa la differenza fra esistere o
perire, fra potersi permettere una democrazia compiuta o languire nella servitù
moderna. PROPOSTE 4,5,6,7.
Ho già pubblicato nella seconda parte di questo articolo quattro
proposte di ampiezza nazionale e dirompenti per l’economia e per l’occupazione
dell’Italia che il governo dovrebbe con urgenza considerare. Le trovate coi
seguenti titoli:
DISRUPTING LA POLITICA
DOMESTICA COME MAI PRIMA. BIG DATA.
DISRUPTING L’INTERO
PIL ITALIANO COME MAI PRIMA: L’ESERCITO DEI DEVELOPERS.
DISRUPTING LA
STORIA DEL COMMERCIO IN ITALIA: GLI SMART LOGISTIC NETWORKS.
DISRUPTING L’OCCUPAZIONE IN ITALIA: I PUNTI PRECEDENTI
E LA SCUOLA DELLA DISRUPTION.
In questi tre interventi a puntate su Occupazione & Disruption ci sono abbastanza chiarimenti, dati, e proposte innovative per tutelare due generazioni d’Italiani a fronte del più dirompente cambiamento occupazionale dal 1775 a oggi. Continuo a ripeterlo: le soluzioni a problemi sistemici devono essere sistemiche, il resto sono truffe vendute da politici cinici a un pubblico stupido, i cui figli poi piangeranno per generazioni.
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